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Responsabilità medica: da Palermo la necessità (condivisa) di una cornice normativa

Viviamo nell’epoca delle equipe multiprofessionali, eppure non abbiamo ancora certezza di quali siano le responsabilità proprie del medico e dell’agire medico. Per questo la FNOMCeO e l’Ordine dei medici di Palermo hanno dato vita nei giorni scorsi al seminario “Equipe multiprofessionali in Sanità: competenze, autonomie e responsabilità del medico", evento seguito da circa duecento persone tra medici, magistrati, politici, uomini di istituzioni, accademici, giuristi.

Tanti i temi che vanno a intrecciarsi in un titolo così vasto, ma il mondo medico – proprio perché non vuole chiudersi nel proprio recinto – “si attende una mano chiarificatrice, un forte sostegno dal mondo della dottrina e della giurisprudenza”, come ha sottolineato il senatore Amedeo Bianco, presidente della FNOM, introducendo i lavori palermitani. Un evento avviato da Salvatore Amato, presidente dell’Ordine di Palermo (“Siamo qui per un dialogo tra professionisti della salute, un dialogo trasversale, quasi un dialogo federiciano”) a cui hanno portato i loro saluti l’assessore Lucia Borsellino, il senatore Giuseppe Lumia e il prof. Alfio Cardinale, e che ha vissuto di due differenti sessioni: la prima di analisi teoretica, dottrinale e giuridica, la seconda di contributi professionali, istituzionali e politici.

TRA ETICA E DIRITTO

Aprendo i lavori, Salvino Leone (bioeticista) ha ripercorso i fondamenti etico-antropologici ed etico-deontologici della pratica medica, giungendo a definire le criticità odierne, dove si oscilla tra approcci errati per difetto (irresponsabilità o de-responsabilità) o per eccesso (iper-responsabilità e corresponsabilità negativa). Uno scenario complesso che Mauro Barni (la sua relazione è stata presentata dal segretario nazionale della Federazione Luigi Conte) ha efficacemente sintetizzato: non esiste norma che si degni di identificare il compito del medico, non è più valida la “definizione malinconica di atto medico cioè atto del medico”, è impensabile ipotizzare di stendere un mansionario del medico ed è chimerico lo spontaneo coordinamento tra professioni.
E quindi? Conclusione di Barni: “Il problema della cornice normativa della professione medica non può essere più eluso, pena l’incertezza di tutto il sistema”.
Le relazioni seguenti hanno stabilito i confini proprio delle certezze e delle incertezze di sistema: Gianfranco Iadecola (magistrato), ha fatto chiarezza tra gli infiniti ambiti di autonomia medica, Pietro Sirena (presidente di sezione penale alla Corte di Cassazione), ha introdotto la molteplicità delle sfaccettature: responsabilità dei componenti dell’equipe, nei rapporti tra personale medico e personale para-medico, nei rapporti tra medici e medici, e Libertino Russo (presidente di sezione civile alla Corte di Cassazione), ha confessato che “ci sono poche certezze, e che il medico ha più che mai bisogno di un suo statuto particolare, specifico, che assicuri la serenità della professione medica”.

Uno scenario che però ha chiarito una cosa: in questo momento la complessità è una matassa che non sembra essere “dipanabile” né con aggiustamenti contingenti, né tantomeno ricorrendo a decreti in corsa (si pensi all’art.3 del decreto Balduzzi) che sembrano introdurre ulteriori elementi di difficoltà sullo scenario.

E dunque? La seconda sessione ha portato medici e politici al microfono e l’approccio complessivo è stato quello proposto da Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao, che ha sottolineato l’importanza di “fare con”. “Concorrere e non competere” sono state le sue parole: se il sistema è complesso, se le risposte di nuova organizzazione e di nuove responsabilità dovranno essere assunte all’interno dei nuovi modelli assistenziali, l’unica risposta che può far “reggere” il SSN è la compartecipazione tra le professioni nella definizione degli ambiti, non il conflitto.

ISTITUZIONI E APPROFONDIMENTI

Adelchi d’Ippolito, consigliere giuridico del Ministro della Salute ha offerto alla platea un doppio binario di ragionamento: da un lato occorre avere un medico sereno, “che agisca senza la preoccupazione dello svolazzare della toga vicino a lui”, ma dall’altro occorre che lo stesso medico sia impegnato nell’umanizzazione della medicina, nell’attenzione al paziente e al suo bisogno di rapporto umano. Il consigliere ha poi sottolineato la precarietà del ricorso al patrocinio gratuito (che nei fatti è il vero motivo dell’impennata di denunce) e ha fatto cenno al tema della “lite temeraria”, un comportamento che sta entrando nell’attenzione di chi si occupa di colpa e responsabilità medica.

Temi che in parte sono rientrati nell’intervento di Carlo Lusenti, chirurgo e sindacalista da alcuni anni impegnato come assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna. In qualità di relatore a nome della Conferenza Stato-Regioni della posizione sulla Responsabilità professionale sanitaria (il documento è scaricabile qui), Lusenti è intervenuto in certo modo presentando una posizione trasversale, ricordando che i primi disegni di legge in cui si parlava di responsabilità medica risalgono a circa 2 0anni fa. Occorre inserire il discorso su queste tematiche all’interno di una visione globale che è fatta anche di formazione e deontologia per dare risposte alla complessità dell’assistenza sanitaria così come oggi viene concepita, “e dunque per sfidare il cambiamento è più che mai necessaria una cabina di regia complessiva che non può più essere rimandata”.

Cabina di regia a cui si è riferita anche Emilia De Biasi, presidente della XII Commissione Sanità, che intervenendo si è vista applaudire dalla platea per la posizione politicamente importante assunta dalla Commissione di fronte ai casi Stamina e Sperimentazione animale. Tre sono i valori sottolineati dalla presidente nel suo intervento: capacità di prendere decisioni basate su informazioni chiare e non contestabili, ridefinizione del rapporto tra Stato e Regioni sulle competenze, cioè ripensamento del titolo V e nuova lettura delle competenze all’interno del team sanitario basata su una visione dinamica e non statica. “Diciamo no ai tagli lineari, si ai risparmi che rimangono all’interno della sanità”, ha concluso la De Biasi offrendo una visione lucida dell’attuale dibattito sulle politiche in sanità, “e chiediamo anche alle comunità scientifiche di aprirsi, di tornare nel dibattito pubblico affinchè vinca la scienza e la serietà”.

LA POLITICA E IL SENSO DI UN “CAMMINO COMUNE”

La parte finale del seminario ha visto alternarsi al microfono del centro congressi Villa Igiea alcuni esponenti della XII Commissione del Senato, ed ha raccolto opinioni sostanzialmente uniformi pur nelle differenze: Venera Padua (medico, eletto nelle file del Pd) ha sottolineato l’urgenza – riprendendo le parole di D’Ippolito – che la professione medica torni ad essere riferimento autorevole per i cittadini. Fabiola Anitori (biologa del gruppo misto, eletta con il Movimento 5 Stelle) ha posto l’attenzione sulla necessità di ripensare alla responsabilità medica nell’alveo autorevole delle certezze scientifiche e allo stesso modo Sante Zuffada (veterinario di Forza Italia-Pdl) ha richiamato l’importanza di “non seguire i mal di pancia dell’opinione, bensì i bisogni veri del Paese”.

Bisogni che sono stati il fulcro dell’intervento di Maurizio Romani (medico del M5S) che ha ricordato come compito della politica parlamentare sia “di essere disponibile a recepire ciò che arriva dalla base e dai cittadini, evitando lo scontro. Sappiamo che la multiprofessionalità è il futuro del nostro SSN e dobbiamo in ogni modo aiutare la convergenza di ascolto e di definizione di responsabilità, senza costruire reciproci steccati”.

Concludendo, il presidente Bianco ha sottolineato che l’obiettivo del seminario “non poteva essere risolutivo di problematiche che gli stessi magistrati hanno dichiarato complesse e sfaccettate, bensì di fare un pezzo di cammino. Occorre ricostruire valori e luoghi di mediazione e confronto, offrendo unitarietà di sostegno alla salute e alla visione della sanità italiana”.

Un messaggio che passa per forza attraverso il recupero del senso alto delle istituzioni. Come dimostrato proprio a Palermo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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