Salute e migrazione: un corso per curare e prendersi cura

C’è Guido, medico di Ancona, che ha lasciato l’ospedale, la moglie, i figli, il cane, per realizzare il suo sogno di una vita: aiutare gli altri. C’è Samuel, giovanissimo migrante libico, rimasto fermo per giorni su una nave, dopo che il suo barcone era affondato, nell’attesa che un porto accogliesse lui e i suoi compagni di viaggio. C’è Jamila, giovane donna: solo i suoi occhi rivelano il trauma che l’ha profondamente segnata.

Storie di medici e di pazienti che si incrociano, si intersecano, si compenetrano sino a diventare una sola: è quanto avviene in ogni relazione di cura. È quanto avviene, in maniera straordinaria, nei cinque casi di studio che concludono il corso di formazione “Salute e migrazione: curare e prendersi cura”, realizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) in collaborazione con l’Osservatorio nazionale per la salute (OIS), nell’ambito del progetto Sanità di Frontiera, disponibile gratuitamente sulla piattaforma www.fadinmed.it per tutti i medici italiani e presentato oggi a Roma.

Sono, secondo l’Ois, 250 milioni i migranti nel mondo; di questi, 65 milioni i rifugiati, persone che si trovano al di fuori del loro paese di origine a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o altre circostanze che minacciano l’ordine pubblico, e che, di conseguenza, hanno bisogno di “protezione internazionale”. In Italia, sono 5 milioni e mezzo gli stranieri regolarmente residenti, dei quali 2 milioni e mezzo occupati; 600mila sono in attesa dello status di rifugiati o irregolari. Secondo l’International Organization for Migration (IOM) – la maggiore organizzazione intergovernativa in materia – nei primi mesi del 2019, sino al 10 marzo scorso, sono sbarcati in Europa 9826 migranti: quasi la metà ha subito sfruttamenti e abusi.

Il medico si trova oggi a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni: in questo quadro, la presa in carico della salute dei migranti non può prescindere dalla cura della salute pubblica – afferma il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. Il medico va dunque preparato ad affrontare situazioni che hanno una loro peculiarità: la presa in cura del migrante deve tener conto della sua provenienza, del suo vissuto, della situazione sociale, economica e culturale, dei traumi subiti, e anche di alcune possibili differenze nella predisposizione a malattie e nella risposta a determinati farmaci”.

“Le tre sezioni del corso offrono, grazie a materiali video e presentazioni di autorevoli esperti e rappresentanti di organizzazioni o di istituzioni, una visione completa del fenomeno delle migrazioni e delle ricadute sulla salute – spiega Roberto Stella, coordinatore dell’Area Strategica Formazione della FNOMCeO -. L’obiettivo è promuovere e diffondere la cultura della salute e dell’accoglienza, accrescere le conoscenze e le competenze degli operatori sanitari, evidenziare l’impatto socio-assistenziale e clinico dei flussi migratori sui sistemi sanitari locali e nazionali”.

“Il corso è nato nell’ambito del progetto OIS “Sanità di Frontiera” che si ispira al cambiamento socio-culturale in atto in Europa per effetto dei fenomeni migratori per affermare il principio che la salute/il benessere dei migranti deve necessariamente procedere di pari passo con la salute/il benessere della comunità ospitante e per sottolineare l’impegno degli operatori sanitari italiani – racconta Francesco Aureli, presidente di OIS – Sanità di Frontiera – Il corso rappresenta l’occasione per supportare la classe medica in questo impegno attraverso un percorso didattico mirato.Grazie al sostegno di Sanità in Formazione, siamo riusciti ad attivare questa preziosa collaborazione con FNOMCeO, per la formazione a distanza dei medici italiani che ci permetterà di raggiungere ancora più operatori di quelli che riusciamo a raggiungere attualmente con la nostra formazione frontale”.

“La cultura dell’accoglienza non è un fatto ideologico, ma una questione deontologica, oltreché di sanità pubblica – conclude Filippo Anelli, Presidente FNOMCeO. Il nostro Codice ci impone di curare tutti: all’articolo 3 enuncia, quali doveri del medico, la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona, senza discriminazione alcuna, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. Promuovere una cultura dell’accoglienza, attraverso la formazione, soprattutto nella difficile fase della presa in cura di chi arriva sulle nostre coste, ci permette di migliorare sensibilmente il nostro sistema salute, a beneficio di tutti, e di garantire a tutti quel diritto alla salute che, ricordiamolo, non è un diritto di cittadinanza ma diritto di umanità, che ci spetta in quanto persone”.

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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