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Sanità: giovani medici “bando borse di studio, un ritardo fuori tempo massimo”. L’Ordine dei medici di Palermo sarà a fianco dei giovani medici nei modi più opportuni

Palermo 10 luglio 2019 – “Sono certo che l’assessore all’Istruzione e Formazione professionale Roberto Lagalla rispetterà l’impegno dello stanziamento dei 5 milioni di euro previsti in Sicilia per attivare 46 contratti di specializzazione, in aggiunta a quelli del MIUR. Qualora le rassicurazioni sull’avvio tempestivo del bando fossero disattese, l’Ordine dei medici sarà al fianco dei giovani medici nei modi più opportuni”. Così il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Palermo Toti Amato, che ha incontrato stamattina una nutrita delegazione di giovani medici allarmati dal ritardo della pubblicazione del bando regionale per l’accesso alle borse di studio, come da decreto del 27 giugno scorso, ma di cui non c’è traccia nel decreto integrativo dell’8 luglio.

“Vero è – dice Amato – che la Giunta di governo, lo scorso 27 giugno, ha dato il via libera al finanziamento delle borse di studio aggiuntive che attivano negli Atenei di Palermo, Catania e Messina 46 contratti di specializzazione di area medica, utilizzando come negli anni precedenti risorse del Fondo sociale europeo, ma il ritardo è forte. Toscana a parte, la Sicilia è l’unica regione a non avere ancora pubblicato il bando”.

I giovani medici chiedono al governo regionale di fare chiarezza sui tempi di pubblicazione, che non possono superare il 15 di luglio, e di fare scorrere la graduatoria 2018 per l’accesso alla Medicina generale fino al termine delle relative assegnazioni per il 2019.

“Domani – precisano i medici – scade per gli aspiranti la presentazione dei requisiti, e il prossimo 15 luglio dovrebbero essere già pubblicate le relative graduatorie. Siamo fuori tempo massimo. Intervenire su questi due fronti permetterebbe quantomeno di tamponare un’emergenza”.

“Stiamo parlando – spiega il presidente Amato – di un imbuto formativo regionale di 11mila giovani colleghi, che si vedono costretti a ripetere concorsi ogni anno, e che trovano strade alternative fuori dalla Sicilia e dall’Italia. Un danno enorme. Ricordo che ciascuno di loro è già costato in formazione circa 250 milioni l’anno di risorse pubbliche, oltre ai costi sostenuti dalle loro famiglie per chi si è laureato fuori sede”.   

Autore: Redazione

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