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Sarà l’autonomia la spinta per un piano straordinario di recupero del Sud? La riflessione di Filippo Anelli

Hanno fatto molto rumore le anticipazioni, diffuse nei giorni scorsi alla stampa, del Rapporto Svimez sul Mezzogiorno italiano. Una fotografia desolante, quella che ne emerge, che ritrae territori sempre più spopolati per un’emigrazione dei giovani verso il Centro-Nord o verso l’estero, e un gap sempre maggiore tra Nord e Sud del Paese in termini economici, sociali, di occupazione, di servizi. Una situazione che rischia di aggravarsi con il regionalismo differenziato, che permetterà ad ogni regione di gestire in proprio le risorse. Ma sarà per forza così? O la spinta verso le autonomie potrà diventare occasione per guardare finalmente dentro l’abisso, riconoscere il divario e far scattare di conseguenza un piano straordinario di recupero del Mezzogiorno?

Se lo chiede il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, nella riflessione che riportiamo qui di seguito. Una riflessione a lungo meditata, e già anticipata da campagne di denuncia quale “Offre l’Italia” che evidenziava la fuga dei giovani medici, laureati e abilitati in Italia, verso l’estero, per specializzarsi e rimanere là a lavorare, a condizioni economiche e di vita migliori.

“La vera emergenza è l’emigrazione non l’immigrazione!

I nostri giovani se ne vanno via, all’estero. Il fenomeno è drammatico al Sud, ma interessa anche il Nord: la qualità della vita, la migliore retribuzione, il coraggio di investire nei giovani, le possibilità di crescita e di carriera, le migliori condizioni economiche correlate alle maggiori opportunità sono un’attrazione troppo forte per i nostri ragazzi, soprattutto per i migliori!
Con la globalizzazione, la semplicità nei trasporti e la relativa economicità dei costi i giovani si sentono cittadini del mondo, ma soprattutto europei. Eccellono in tutti i campi e per questo sono ben accolti e considerati quasi una benedizione. Infatti, i Paesi che scelgono come meta utilizzano la nostra capacità formativa per ottenere professionisti, manager e dirigenti ben preparati da inserire nei gangli vitali del loro tessuto sociale.
Dal canto loro, i nostri giovani si sentono considerati, valorizzati e rispettati, anche sotto il profilo economico, al punto che il loro rientro in Patria diventa, in assenza di modifiche sostanziali della nostra organizzazione sociale, molto improbabile.
Piano piano il Paese si svuota. Emblematico è ciò che sta avvenendo al Sud e che la Svimez ha drammaticamente documentato. Ma è un fenomeno nazionale e ben presto riguarderà tutte le regioni.
Il depauperamento delle migliori risorse intellettuali purtroppo si ripercuote in tutti i campi e interessa la gestione del bene comune, la politica, ma anche le nostre università, le nostre industrie, i nostri ospedali, i nostri apparati burocratici. Insomma, tutti i settori vitali della nostra società. Il rischio di un Paese mediocre, che ha abdicato alle eccellenze, con una classe dirigente mediocre, non è solo un allarme, ma sta diventando un fenomeno sociologicamente rilevante.
Il Sud è stato per lungo tempo ignorato. Chi ha gestito il Paese in questi anni porta con sé una grave responsabilità. Tutti gli indicatori, da quelli sanitari a quelli economici, per il Sud sono peggiorati ancor più dopo la riforma del titolo V della Costituzione Italiana. Le tabelle della Svimez ne sono una lampante manifestazione. Emblematiche sono le scelte in termini di trasporto. Da Bologna a Firenze, divise dall’Appennino, oggi si impiegano 29 minuti. Bari e Napoli invece non hanno un collegamento ferroviario diretto e i tempi di percorrenza sono improponibili.
Un Paese a due velocità – in senso reale prima che metaforico – non reggerà a lungo, perché il miglioramento della propria qualità di vita, il progresso sono spinte sociali inarrestabili che, se ostacolate, portano prima o poi alla ribellione.

Sarà la Lega Nord a risolvere questo atavico problema? La proposta della Lega Nord e dei suoi Governatori è l’autonomia differenziata: ogni regione sia messa nelle condizioni di gestire al meglio le proprie risorse. Da questo assunto potrebbe partire il riconoscimento del divario e conseguentemente la proposta di un piano straordinario di recupero del Sud alla stregua di quanto affermato da Nicola Zingaretti nel suo intervento sul Corriere del Mezzogiorno.
La sfida è quella di mettere in atto un processo che porti non ad un’autonomia che aumenti il divario tra Nord e Sud, come sinora è successo e documentato dai dati Svimez, ma ad un’unificazione delle due parti d’Italia.
Per questo bisognerà investire sui giovani, sulle nostre eccellenze, tentando di invertire quel processo di emigrazione che sta impoverendo il nostro Paese.
Rinnovare i contratti di lavoro, riconoscendo adeguati compensi ai professionisti in ragione dei meriti e delle capacità professionali; snellire la burocrazia e facilitare le assunzioni; ridurre i tempi morti della formazione, favorendo l’immissione dei giovani nel mondo del lavoro quanto prima possibile; favorire gli scambi tra Paesi Europei per migliorare le conoscenze e facilitare il ritorno dei nostri giovani sono gli obiettivi che auspichiamo come Fnomceo. Noi, dal canto nostro, assicuriamo al nostro Paese professionisti capaci e desiderosi di avviare quella rivoluzione etica e morale, di cui abbiamo bisogno, partendo da quei valori che da sempre hanno caratterizzato la nostra professione e che in maniera significativa hanno contribuito alla crescita civile della nostra società.

Ufficio Stampa Fnomceo

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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