La recentissima sentenza del Consiglio di Stato, nella quale si precisa che l’iscrizione ai corsi universitari di odontoiatria in Italia è possibile solo a chi abbia positivamente affrontato e superato il test di ingresso, si è abbattuta con nettezza e precisione sulle ambiguità del nostro Paese. Già pubblicata dal portale della FNOMCeO e fatta circolare dalla CAO nazionale, la sentenza fa luce sugli aspetti poco chiari di una vicenda che fa leva con risposte poco trasparenti sulla speranza di molti giovani di percorrere la strada professionale odontoiatrica. Ne abbiamo approfondito gli elementi essenziali con Giuseppe Renzo, presidente della Commissione Albo Odontoiatri nazionale. Ma questa intervista, che avviene a pochi giorni dall’evento FNOMCeO di Bari sulle “emergenze” formative in ambito medico, fa anche il punto sull’insieme delle problematiche emerse durante la due giorni pugliese. E Renzo coglie l’occasione per ricordare uno dei suoi cavalli di battaglia: “Non potrà mai esistere il diritto allo studio se non si garantisce il correlato diritto al lavoro”.
Presidente Renzo: come giudica la sentenza del Consiglio di Stato? Lei l’ha voluta inoltrare a tutte le CAO con una nota accompagnatoria: perché la ritiene così importante?
La sentenza n° 2829/2014 del Consiglio di Stato è certamente molto importante perché stabilisce con chiarezza che all’accordo sottoscritto fra l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università N.S. del Buon Consiglio di Tirana va riconosciuto un valore d’intesa per favorire lo sviluppo della formazione universitaria in Albania ma non produce la parificazione tra i rispettivi percorsi di studio, mentre mi risulta che cittadini Italiani e/o Albanesi, laureati presso l’università di Tirana, hanno richiesto ed ottenuto l’iscrizione in albi Odontoiatri degli Ordini dei Medici ed Odontoiatri. A mio parere, questo è avvenuto non in conformità alle regole vigenti e l’importante sentenza certifica l’avvenuto.
Il Consiglio di Stato ha confermato un dato essenziale: per accedere alla formazione in odontoiatria in Italia occorre superare il test d’accesso. Questa sottolineatura potrebbe mettere la parola fine ai tentativi ripetuti di aggirare la vigente legislazione in tema di ingresso in formazione?
La sentenza, ribadisco, chiarisce ancora una volta che studenti provenienti da corsi di laurea all’estero in un momento in cui intendono trasferirsi in un corso italiano devono comunque sostenere i test di accesso. Non è dunque più possibile aggirare le regole e i comportamenti “furbi” possono ora essere bloccati ristabilendo una parità di condizione fra studenti “ricchi e poveri”. Il successivo passo dovrebbe essere quello di non riconoscere più come laurea italiana la laurea rilasciata congiuntamente fra l’Università italiana e quella albanese. È proprio in forza di questo principio che le Autorità ministeriali riconoscono il titolo di studio in questione e successivamente gli Ordini sono obbligati ad iscrivere questi laureati. Abbiamo espresso in tutte le sedi Istituzionali le nostre preoccupazioni e le nostre perplessità, mi auguro che il principio richiamato nella Sentenza del Consiglio di Stato possa portare finalmente ad un cambiamento e ad una inversione di rotta. È opportuno richiamare, a questo punto, le norme vigenti: l’esercizio della professione è consentito al laureato a cui sono stati riconosciuti i titoli e , pertanto, viene iscritto all’albo. Gli Ordini sono obbligati ad iscrivere, ma non hanno strumenti e competenze per verificare il percorso formativo e la qualità dello stesso in funzione del raggiungimento dell’obiettivo , nel mentre , hanno il dovere di vigilare sui comportamenti e sull’aggiornamento dei professionisti iscritti agli albi . Risultano evidenti le palesi contraddizioni , nello svolgimento dei compiti delegati come organo ausiliario della pubblica amministrazione in riferimento al ruolo di garanzia della qualità e sicurezza delle cure a tutela della salute della persona.
Come avete intenzione di “utilizzare” questa sentenza in ambito universitario? Puó essere un documento chiave per richiamare le università alla necessità che gli accordi stipulati con università straniere non devono creare speranze illusorie?
La CAO Nazionale anche attraverso l’iniziativa dei cosiddetti ” Stati Generali dell’Odontoiatria” ha da tempo stabilito un proficuo rapporto di reciproca collaborazione con i responsabili dei corsi di laurea in odontoiatria. Sono certo che la recente giurisprudenza del Consiglio di Stato permetterà al mondo accademico di riesaminare l’attuale situazione ponendo fine ad iniziative e ad accordi non trasparenti con le Università straniere. Le Autorità ministeriali non potranno non tenere conto di una criticità evidente. È comune interesse, infatti, del mondo ordinistico e di quello universitario promuovere percorsi di formazione idonei che portino alla laurea studenti preparati ed in grado di garantire la migliore tutela della salute.
Le risulta che ad oggi ci siano casi di iscritti ad università – come quella di Tirana – che si sono immatricolati “senza test” in atenei italiani? Se si: come comportarsi oggi verso questi studenti?
Non siamo a conoscenza né possiamo esserlo di queste situazioni; deve spettare alle Autorità Accademiche risolvere queste questioni tutelando i principi giuridici alla base dell’accesso alla formazione. Posso esprimere , ancora una volta , il mio personale pessimismo, avvalorato dalle precedenti esperienze: l’Italia, infatti, è il Paese delle “sanatorie” e molte volte abbiamo visto interventi di questo tipo come quello relativo alle prove attitudinali previste dalla legge 386/98 senza contare i continui interventi dei TAR diretti ad ammettere, sia pure solo come provvedimento cautelare, gli studenti nei corsi di laurea anche senza il necessario superamento dei test di accesso. Certamente i principi giuridici dovrebbero portare all’annullamento dei diplomi di laurea e delle iscrizioni agli Ordini basati su percorsi formativi non legittimi.
Recentemente a Bari avete chiarito molti dubbi sull’accesso alla professione: occorrono numeri certi, percorsi di qualità e contenuti professionalizzanti. Anche gli interventi istituzionali e giuridici possono essere utili al fine di assicurare che l’odontoiatria italiana rimanga trasparente e di qualità?
Il Convegno di Bari sulla formazione ha rilanciato una riflessione sui valori della responsabilità, dell’etica e del diritto-dovere degli studenti di sapere e di saper fare per poter divenire bravi medici e bravi odontoiatri. È importante che gli stessi giovani si domandino come sia possibile che percorsi formativi posti in essere in strutture in grado di accogliere cento (100) studenti vengano utilizzati invece per diecimila (10.000) con tutte le conseguenze negative del caso. Dobbiamo formare, sia a livello teorico che pratico, medici ed odontoiatri in grado di essere protagonisti nel campo della tutela della salute che, non ci stancheremo di ripeterlo prevede competenze di alto livello che non hanno nulla a che vedere con aspetti commerciali o imprenditoriali. Non dimentichiamo l’importanza di saper “Essere Professionisti”, con valori etici e deontologici derivanti da regole e da esempi sul campo impartiti da docenti e maestri. Una domanda sorge spontanea e non retorica: si può considerare un corretto esempio quello legato a fattori non trasparenti resi evidenti dal concorso di più soggetti diretto al mercimonio della formazione? La CAO Nazionale ha più volte affermato che può essere necessario anche chiudere corsi di laurea inadeguati che non garantiscono una vera formazione a tutti gli studenti.
Rimane un’ultima domanda: chi è danneggiato in tutta questa vicenda sono proprio i giovani italiani che comunque sperano di intraprendere la professione odontoiatrica. Cosa si sente di consigliare a chi nutre questa speranza?
Non può certo spettare al Presidente della CAO Nazionale affrontare e risolvere il delicato tema del diritto allo studio: è però certo che non potrà mai esistere il diritto allo studio se non si garantisce il correlato diritto al lavoro. Motivo per cui , il rilevamento dei fabbisogni operato dal SSN e SSR deve essere veritiero e virtuoso, contrariamente a quanto praticato ancora in questo ultimo anno, laddove sono stati privilegiati interessi di bottega e di mantenimento di cattedrali nel deserto, leggasi corsi di laurea non adeguati. È certamente dannoso illudere i giovani portandoli, magari, ad un diploma di laurea che poi sia soltanto l’anticamera della disoccupazione e ancor peggio della sottoccupazione. Non bisogna mai dimenticare che il laureato in medicina e chirurgia e il laureato in odontoiatria e protesi dentaria non hanno altri sbocchi occupazionale che non siano quello dell’esercizio professionale cui hanno dedicato spesso anni di studi e di sacrificio.
Autore: Redazione FNOMCeO