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Società. The Lancet scopre alcuni conflitti d’interesse in twitter. E insegna ai malati americani come tutelarsi

L’edizione in lingua inglese dell’Huffington Post, qualche giorno fa, ha pubblicato la notizia secondo la quale, negli Stati Uniti, alcuni messaggi positivi sui farmaci, divulgati attraverso i social media, sono da prendere con le molle

Una ricerca di The Lancet ha infatti appurato che quando tali messaggi positivi sono pubblicati da medici, i professionisti della salute risultano abbastanza frequentemente avere rapporti a pagamento con l’industria farmaceutica, spesso però senza dichiararlo. Il fatto che rende ancora più grave la notizia è che tale promozione, magari non indebita ma in ogni caso sospetta e censurabile dal punto di vista etico-morale e da quello deontologico, avviene nell’ambito di farmaci oncologici: in genere quelli gravati di un prezzo più alto, obbligati commercialmente a trovare quindi un mercato per compensare i costi della loro messa a punto, ma spesso dotati di effetti collaterali che sarebbe eufemistico definire soltanto “pesanti” e somministrati in aggiunta a malati che si trovano a fronteggiare concretamente il pericolo della morte.

Lo studio di The Lancet riportato nell’articolo, elaborato su un’analisi dettagliata e complessa di messaggi Twitter,  afferma che tra i 156 oncologi ematologi arruolati nello studio, l’81 per cento ha menzionato almeno un farmaco prodotto da un’azienda che ha dato loro soldi e che ben il 52 per cento di tali specialisti ha menzionato farmaci gravati da professionali conflitti d’interesse.

Una controprova sulla congruità con la realtà quotidiana della professione medica negli Usa di tale dato è che tra i cinque medici che nello studio di The Lancet sostenevano la necessità di privilegiare, a parità di effetti terapeutici, i farmaci meno cari solo uno aveva ricevuto 400 dollari da un’industria farmaceutica. I cinque oncoematologi che sostenevano invece l’estraneità della valutazione del costo di un farmaco nell’impostazione di una terapia avevano ricevuto pagamenti dall’industria compresi tra i 20 e i 30 mila dollari.

Una nota di ottimismo soprattutto a beneficio dei malati. Negli Usa i pazienti possono prender nota dell’esistenza dei rapporti che i medici intrattengono con l’industria del farmaco consultando il sito del governo. 
L’invito rivolto nell’articolo ai malati di consultare anche un altro medico, se il primo avesse espresso un’opinione gravata da conflitti d’interesse, costituisce invece un segno di speranza: un atteggiamento legato all’efficace pragmatismo anglosassone.


Fonti
www.torinomedica.com
http://www.huffingtonpost.com/entry/doctors-who-take-pharmaceutical-money-use-twitter-to-hype-drugs_us_59b823a2e4b086432b01f23a.
http://www.thelancet.com/journals/lanhae/article/PIIS2352-3026(17)30109-6/fulltext
bit.ly/2wVGWsS

Autore: Redazione FNOMCeO

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