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Specializzandi Chirurghi: pochi interventi eseguiti e di “scarsa qualità”


E’ stato presentato nel corso del XXVIII Congresso nazionale ACOI – svoltosi a Olbia dal 27 al 30 maggio scorso – una ricerca su “Formazione e precariato” tra i medici specializzandi in Chirurghia, presentata dal dottor Gianluigi Luridiana. Lo studio è stato realizzato attraverso 25 domande a risposta multipla inerenti l’attività teorico-pratica che sono state poste agli specializzandi di 23 sedi italiane iscritti al V e VI anno in Chirurgia Generale.

Il primo risultato significativo riguarda il numero degli interventi a cui gli intervistati hanno dichiarato di partecipare: il 53% ha infatti risposto di aver partecipato a più di 75 interventi l’anno, mentre il 18% degli specializzandi ha preso parte a meno di 45 operazioni chirurgiche l’anno.

Un dato quantitativo che deve anche fare i conti con la “qualità” degli interventi: il 50% degli specializzandi dichiara infatti di aver realizzato meno di 10 interventi l’anno come primo operatore.

C’è quindi un altro aspetto da segnalare. L’81% degli intervistati non ha eseguito come primo operatore alcun intervento di alta chirurgia (aneurismi, by pass vascolari, esofago, polmone, colon-retto, fegato, pancreas) nel corso della specializzazione; il 15% ne ha realizzati da 1 a 7, mentre solo il 4% ne ha eseguiti più di 8. Va ricordato che, tra le attività professionalizzanti obbligatorie per il raggiungimento delle finalità didattiche, gli specializzandi dovrebbero partecipare ad almeno 50 interventi di alta chirurgia, di cui il 10% come primo operatore.

Venendo alla media chirurgia (tiroide, colecisti, mammella, varici), il 66% degli intervistati risponde di aver eseguito come primo operatore meno di 10 interventi nel corso della specializzazione (mentre sono previsti obbligatoriamente almeno 100 interventi di media chirurgia di cui il 25% come primo operatore). Per quanto riguarda, invece, la piccola chirurgia (ernie, cisti, lipomi, posizionamento CVC), il 58% dichiara di aver realizzato meno di 50 interventi come primo operatore nel corso della specializzazione, il 17% di averne realizzati tra 50 e 100, mentre il 25% ne ha eseguiti più di 100. Ricordiamo che ai fini della specializzazione sono previsti almeno 250 interventi di piccola chirurgia, di cui il 40% come primo operatore (quindi almeno 100).

Non stupisce dunque che, alla domanda “Ti ritieni soddisfatto della formazione chirurgica pratica svolta nella tua scuola?”, l’80% degli specializzandi intervistati abbia risposto negativamente contro un 17% di “sì”.

(in allegato la presentazione della ricerca in pdf)

Autore: Redazione FNOMCeO

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