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Sussarellu: a Sassari, essere medico tra filosofia ed etica

Sassari è sede di un convegno di non usuale portata e tematica. Già il titolo, "Pathos: essere medico oggi", ispira riflessioni più filosofico-antropologiche che di approfondimenti sulle necessità di cura e di assistenza primaria. Come mai questa scelta nuova e insolita di affrontare il tema dell’essere medico? Ne abbiamo parlato con Agostino Sussarellu, presidente OMCeO di Sassari.

Presidente, ci vuole motivare motivi e scopi di questo Convegno?

«Abbiamo scelto di realizzare questo convegno scelto perché convinti che il ragionamento filosofico è quella chiave di pensiero e di visone del mondo che è alla base di tutti i ragionamneti di etica e bioeticha e quindi di tutte le tematiche basilari dell’agire medico. In buona sostanza abbiamo creato un momento di riflessione e dibattito per ricordarci e ricordare a tutti che non siamo siamo solo dei prescritti di farmaci, ma persone che stanno vicine ad altre persone. In questo senso io personalmente sono convinto che anche la formazione del medico dovrebbe avere forti basi filosofiche e queste basi dovrebbero già essere comunicate a partire dalle scuole di medicina».

Entrando nel merito del Convegno, quando è stata sviluppata l’idea di questa giornata di studi?

«E’ stato un collega neurologo a proporlo, Tonino Demurtas e l’abbiamo portato avanti soprattutto con il supporto del nostro ex-presidente, Mario Oppes e con l’essenziale lavoro ideativi e organizzativo di Alessandro Arru. Non ci aspettiamo – onestamente – un grande affollamento in platea, ma siamo certi che c’è un nucleo di colleghi che osserva la cosa con molta attenzione, medici che hanno una visione umana completa, solistica, della nostra professione. Per questo sappiamo già che i lavori  saranno seguiti con grande attenzione: da molte parti ci è giunta l’attesa con cui ci siamo avvicinati al Convegno stesso».

Lei parlava di formazione: davvero crede che gli studi filosofici dovrebbero far parte del bagaglio formativo dei giovani medici?

«Sinceramente si. Le faccio un esempio: il nostro Ordine ha organizzato da anni dei seminari a cui devono partecipare i giovani che si preparano per l’esame di Stato. Nei programmi di questi seminari abbiamo inserito anche
l’insegnamento di etica, bioetica e deontologia, un piano di insegnamento che seguiamo direttamente io e il collega Arru. E’ un percorso che va avanti da anni e devo dire che gli iscritti sono attentissimi a queste materie, seguono con partecipazione, apprezzano, capiscono il filo che unisce pensiero filosofico e professione medica.
Quando dico che sono convinto della fecondità dell’insegnamento filosofico anche nelle basi formative mediche non faccio altro che riportare su scala generale qualcosa che, nel nostro piccolo, abbiamo già avuto modo di testare nel nostro Ordine».

Autore: Redazione FNOMCeO

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