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Testamento biologico, Paci: “Codice Deontologico guidi ogni scelta professionale”

Sempre più vicino il Convegno “Dichiarazioni anticipate di volontà”, che il 12 giugno, a Terni, definirà le opinioni più largamente condivise dagli esperti dei vari comparti- scientifici, giuridici, deontologici, di diritti dei pazienti, di corretta comunicazione – in merito al “Testamento Biologico”.
Al presidente OMCeO di Terni, Aristide Paci, l’Ufficio Stampa ha voluto porre alcune domande.

Presidente, ancora una volta Terni è teatro di un evento cruciale dal punto di vista della Deontologia Medica…

«Sì, la scelta non è casuale. Nell’ultimo decennio Terni è stato il punto di riferimento della Federazione nelle occasioni importanti.
La prima tappa è stata la presentazione del Codice Deontologico del 1998 che  rappresentò una “rivoluzione copernicana” della normativa codicistica.
Il Codice del 1998 ha codificato infatti, il passaggio dal paternalismo medico all’alleanza terapeutica: non più la somministrazione unidirezionale di cure e saperi, ma l’incontro paritario tra l’autonomia del medico e la dignità della persona».

E la seconda tappa?

«Nel 2002, sempre a Terni, fu varato il Documento sulle Medicine non convenzionali. Documento che definiva alcune discipline complementari come “atti medici”, e, in quanto tali, ne delineava i confini giuridici e professionali. La dichiarazione rappresentò una presa di posizione forte, che suscitò consensi ma anche critiche. In ogni caso, costituì una pietra miliare, della professione».   

Ci sarà una presa di posizione così netta anche sul Testamento Biologico?

«Il problema, in questo caso, è preliminarmente quello di riportare nel dibattito un clima più sereno superando contrapposizioni, molto spesso, strumentali e attenuando l’intensa carica emotiva che lo ha caratterizzato, dal caso Englaro in poi. Proprio per questo, la nostra intenzione è fornire una valutazione obiettiva, fondata sulle evidenze scientifiche a disposizione».

Alcuni esempi?

«Le società scientifiche concordano sulla definizione della Nutrizione Artificiale quale atto medico. In accordo con questo vastissimo schieramento scientifico, abbiamo pubblicamente dichiarato che la Nutrizione Artificiale è “un trattamento assicurato da competenze mediche e sanitarie”. A nostro giudizio, ogni riflessione non può che partire da questa evidenza scientifica».

Un punto critico del Disegno di Legge attualmente all’esame della Camera sono le incongruenze sull’ambito di applicazione. Tale dispositivo, infatti, sembra riferirsi prevalentemente allo stato vegetativo, tralasciando gli altri casi di perdita irreversibile della coscienza di sé. Cosa ne pensa la Federazione?

«Il Disegno di legge dovrebbe, definire prioritariamente, l’obiettivo da perseguire che non può riguardare soltanto lo stato vegetativo  
Su questa materia ci sono, in realtà, anche dal punto di vista scientifico, alcune “zone grigie”. Ad esempio, ancora oggi, le società scientifiche stanno riflettendo sulla prognosi dello  stato vegetativo. Solo recentemente si è abbandonata la distinzione tra stato vegetativo “persistente e permanente”».

Lei parla  di “zone grigie”: allora non è casuale la grafica del manifesto del Convegno…

«In effetti, per il manifesto abbiamo scelto volutamente un fondo grigio sfumato, proprio ad indicare il fatto che ci sono  ancora alcune zone d’ombra,  ma dallo sfondo nebuloso emerge, chiaro e deciso, il profilo di Ippocrate, il  cui  Giuramento, anche nell’era tecnologica, rappresenta la stella polare per guidare il medico nell’esercizio professionale».

Esplicitiamo ancor meglio il messaggio?

«Deve essere il Codice Deontologico a guidare ogni scelta professionale. Il Codice, sulla dichiarazione di volontà, già contiene, all’articolo 38, una chiara indicazione.
Anche la Corte Costituzionale è più volte intervenuta sulla validità del Codice. Ad esempio con la Sentenza 282 del 2002, e le successive 338 del 2003 e 151 del 2009 sostenendo che anche la legge deve avere  dei limiti e che alcune scelte, le linee guida devono essere proprio quelle della Deontologia».

Sta formulando, in altre parole, il principio del “Diritto mite in un’etica forte”, caro al presidente Bianco, e che è diventato ormai lo slogan della Federazione…

«Sì. a mio avviso, ma è un’opinione del tutto personale, i principi etici non dovrebbero essere trasferiti in norme legislative. Ma se legge deve essere, che sia, come la FNOMCeO auspica, “leggera ma non invadente” e che non stravolga, l’alleanza tra il medico e il paziente,  che non limiti la  libertà e l’indipendenza del medico e non comprima i diritti fondamentali della persona». 

Appuntamento, quindi, a Terni, il 12 giugno.

Autore: Redazione FNOMCeO

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