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Vaccini e sanzioni: inquadriamo il problema

Carissimi Colleghi,
la notizia che la FNOMCeO ha deciso di sanzionare i medici che sconsigliano le vaccinazioni ha destato sui media notevole interesse.

Questa decisione è storica per il nostro ordine professionale, non mi risulta che mai in passato siano state prese decisioni pubbliche così eclatanti.
Un plauso quindi al Comitato Centrale, alla Presidente Roberta Chersevani, al Segretario della Federazione e nostro Consigliere Luigi Conte (che si è esposto in prima linea) per il coraggio e la determinazione dimostrati.

Come componente della Consulta Deontologica Nazionale ho avuto l’onore e l’onere di partecipare ai lavori di stesura del documento definitivo poi approvato in Assemblea nazionale e successivamente finito sui mass media.

Il discorso mediatico si è incentrato fondamentalmente sul fatto che i medici che sconsigliano le vaccinazioni saranno sanzionati fino alla radiazione. Questo è il fatto sensazionale, giornalistico, da prima pagina, ma se mi permettete piuttosto riduttivo rispetto ai profondi concetti contenuti nel dibattito che si è svolto all’interno della Consulta, del Comitato Centrale e dell’Assemblea nazionale su questo tema.

La decisione ha profonde radici nel concetto di metodo scientifico, di diritti costituzionali, di responsabilità medica, di deontologia, cioè del valore delle regole di comportamento nell’esercizio professionale.

La reazione degli “antivaccinisti” è stata pesante, almeno da quanto riportato dai giornali.
Viene definita come una vergogna per un Paese come il nostro, il contrario della democrazia, un’ingiustizia radiare medici che esprimono un’opinione, totalitarismo sanitario. Si arriva anche all’insulto dichiarando che molti medici non sanno nemmeno che cos’è una vaccinazione (MV 21­07­2016). Qualcuno si è spinto anche a dire che il processo di “erdoganizzazione” fa proseliti anche in Italia. Nei commenti dei lettori sui giornali online, su Tweetter, Facebook ecc. si può trovare anche di peggio.

Io qui però vorrei ricordare a tutti che il medico iscritto all’Ordine, esercitante la professione sotto varie forme, è fondamentalmente un “uomo di scienza”, un professionista le cui basi culturali sono scientifiche e che quindi nell’esercizio della sua professione deve ispirarsi al metodo scientifico (che nasce intorno al sesto, quinto
secolo a.C. e che non è quindi una novità).

Forse in questi anni si è un po’ perso questo concetto, diventando preminenti i dibatti sui temi “umanistici” che caratterizzano la nostra professione. Hanno trovato grande spazio la bioetica (PMA, DAT, Consenso informato, cellule staminali, genetica ecc.), forse ancora di più le tematiche riguardanti la riorganizzazione dei sistemi sanitari (responsabilità del medico, appropriatezza, economia sanitaria, territorio, ospedale), i tribunali vari per i diritti del malato ecc.

Il medico come depositario di conoscenze scientifiche che poi devono trovare una applicazione pratica per la cura delle malattie è stato forse un po’ troppo negletto. Ogni medico può però anche diventare “scienziato” perché a seguito delle sue osservazioni può formulare ipotesi di spiegazione degli eventi osservati, ma lo deve fare nel rispetto delle regole del metodo scientifico altrimenti diventano opinioni personali inconfutabili e quindi non scientifiche (buone solo a farsi pubblicità nel migliore dei casi).

Esistono sedi precise ove esporre alla comunità scientifica i risultati delle proprie ricerche ed osservazioni che sono i Congressi e soprattutto la letteratura scientifica. Solo attraverso questi canali si raggiuge la comunità scientifica al vaglio della quale deve essere sottoposta la propria ipotesi. Se questa regge al vaglio critico, spiega più cose della precedente confutata, è ripetibile, è accessibile a tutti, è controllabile ecc. può essere alla fine accettata dalla comunità scientifica e ritenuta valida, forse più vicina alla irraggiungibile verità delle cose.

Per quanto riguarda le vaccinazioni finora non esistono valide ipotesi alternative a questo sistema per stimolare la risposta immunitaria individuale e collettiva contro determinate malattie infettive. Finora l’unica ipotesi “antivaccinale” presentata alla comunità scientifica è stata confutata, è stato dimostrato essere falsa, sicuramente una frode
(vaccinazioni/autismo)
.

Su questo aspetto della scientificità della nostra professione mi fermo qui ma ci sarebbe molto altro da dire.

Veniamo ora ad un altro aspetto da esaminare nel corso di questo dibattito “vaccinale”: gli aspetti costituzionali.

L’art. 32 della Costituzione al secondo comma dispone che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento se non per disposizione di legge…”. Viene espresso il concetto di un diritto e di un dovere. Il diritto è quello di non subire trattamenti contro la propria volontà, il dovere è quello di accettarli se imposti dallo Stato.

Il medico ha il dovere, se richiesto, di curare una persona ma non ha il diritto di farlo mentre ha il dovere di farlo se disposto per legge purché non lesivo della dignità umana o contrario al disposto del Codice di Deontologia Medica.
Alcune vaccinazioni sono rese obbligatorie per disposizione di Legge (cfr. L. 13 maggio 1978, n. 180; agg. D.Lgs. 507/2011), non ledono la dignità umana, è ampiamente provato che sono utili alla tutela della salute del singolo e della Collettività e non sono contrarie al CDM. Sono ammissibili solo esenzioni di tipo medico. Non mi sembra, sic stantibus rebus, ci sia molto da discutere in materia.

Infine veniamo agli aspetti di tipo deontologico.

Il secondo comma dell’art. 15 del CDM è lapidario nella sua sintesi: il medico non può sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia.
In questa breve frase sono contenuti i concetti sopra ricordati di metodologia scientifica e di efficacia per il singolo e per la Collettività (diritti Costituzionali).
Leggendo i vari commenti si percepisce una certa ostilità nei confronti del termine immunità di gregge.
A molti non piace essere paragonati alle “pecore” e va bene ma il concetto è comunque chiaro: se vi è una sufficiente copertura vaccinale (95% della popolazione in questione) nei confronti di determinati agenti patogeni, per una sorta di immunità indiretta, saranno protetti anche quelli che per motivi medici non possono essere vaccinati e questo concetto apre le porte alle decisioni adottate dalla regione Emilia Romagna (ma negli USA, nel mandamento di Los Angeles è già in vigore da tempo, cfr. NEJM vol.373, n.9, August 27, 2015), che impediscono l’iscrizione alle scuole primarie dei bambini non vaccinati.

Rocco Maurizio

Consulta Deontologica Nazionale FNOMCeO

Autore: Redazione FNOMCeO

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