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FNOMCeO ribadisce un sì alla ricerca dell’appropriatezza vera

Sostenibilità, sicurezza, tutela, appropriatezza: sono solo alcuni nodi tematici affrontati sabato 10 ottobre in occasione del Convegno su alimentazione e stili di vita in cui è stato presentato ufficialmente il documento a cura di FNOMCeO e delle principali società scientifiche (SIAAIC, AAITO e SIAIP). Da qui si parte – ha affermato il Presidente Chersevani– per avviare un percorso di informazione e di sinergia operativa su un tema oggi centrale sia nella Professione che nel dibattito pubblico. E l’alimentazione è un terreno di indagine, e di studio, anche per tutta la Professione odontoiatrica – ha sottolineato il Presidente Cao Giuseppe Renzo. Un tema che è di per sè un tavolo di consultazione sul tema precipuo dell’appropriatezza e della qualità delle cure. Si tratta infatti del primo documento in questo settore scientifico- sottolinea Gianluigi Spata – ed è un testo che stigmatizza molto bene appropriatezza e qualità. In questo senso l’occasione di Milano rappresenta un si alla ricerca “dell’appropriatezza vera” sulla base delle indicazioni di percorsi diagnostici terapeutici validati e  condivisi con le società scientifiche e fondata sulla verifica tra professionisti, a garanzia della salute del cittadino e nell’utilizzo ottimale delle limitate risorse economiche disponibili. Il documento, che sarà inviato a tutti i medici italiani e che sarà tema di un corso FAD nazionale, vuole essere il primo di altri percorsi diagnostici terapeutici condivisi con altre società scientifiche. L’evento è quindi un’occasione unica di svolta tra Professione, Società e organi scientifici- ha sottolineato Raimondo Ibba Presidente Omceo di Cagliari.

La prima sessione, dedicata a Prevenzione e stili di vita, ha inquadrato l’argomento in modo molto articolato. Si è partiti dalle origini storiche del rapporto tra alimentazione e stile di vita con la relazione della Prof.ssa Casimira Grandi che ha spiegato in modo chiaro il legame stretto tra alimentazione, economia e una certa tipizzazione culturale dei sintomi legati all’alimentazione: dall’ Inchiesta sulle condizioni della classe agricola in Italia, decretata con la legge del 15 marzo 1877, che rappresenta la più completa documentazione sullo stato dell’economia agraria dell’Italia postunitaria, all’Inchiesta sulla miseria, deliberata nel 1951 dalla Camera dei Deputati: un’inchiesta parlamentare «sulla miseria e sui mezzi per combatterla» dopo un periodo fascista in cui il dibattito sui temi sociali era stato silenziato dal regime. Si è ricordato per esempio come per molto tempo  i segni dei malati di Pellagra furono scambiati per sintomi neurologici, ragione per cui i manicomi del Nord si riempirono di “matti”, malati di povertà.

In questo filone di riflessione la relazione del Prof. Giuseppe Lo Giudice su alimentazione e patologie del cavo orale che ha sottolineato come l’equilibrio tra stile di vita e salute orale sia oggi fondamentale per ripensare tutto il sistema della corretta alimentazione. A questo proposito l’istituzione ordinistica ha pianificato alcune azioni di intervento, tra cui la prevenzione, soprattutto tra i giovani e nelle scuole, l’assistenza delle fasce deboli, e azioni di prevenzione sul carcinoma orale: su questo tema la CAO e le Società scientifiche nazionali di riferimento
(SIPMO e SIOCMF) hanno pianificato, sotto i dettami del WHO e della FDI, un
intervento congiunto di motivazione ed educazione alla prevenzione primaria in
due livelli e di prevenzione secondaria del Carcinoma Orale.

Il Prof. Giuseppe Maiani  ha poi illustrato in modo dettagliato i rapporti tra territorio e salute, non solo nella declinazione ben nota della “dieta mediterranea” ma come rapporto di bilanciamento importante tra biodiversità e insorgenza di diverse patologie in un contesto in cui la globalizzazione oppone realisticamente una controforza pesante: la progressiva diminuzione della diversità nutrizionale, che lega territorio e produzione, non solo incide sulla qualità di vita ma anche sulla la sicurezza alimentare. Proprio perchè l’alimentazione, secondo questo nuovo assetto produttivo e distributivo, può rilevarsi fonte per focolai di malattie di
origine alimentare, la sicurezza alimentare è diventata una priorità
di salute pubblica.

Al centro di questa sessione due interventi hanno sviluppato in modo chiaro i due aspetti della “questione alimentare” che da un lato deve oggi tenere conto delle nuove tecnologie e dei nuovi assetti produttivi, ma dall’altra rischia di diventare un serbatoio di false credenze e cattive pratiche: la prof.ssa Maria Beatrice Bilò ha sottolineato come ci sia un netta discrepanza tra percezione delle allergie e reale stato patologico; in questa dispercezione si colloca la così detta diet industry che sta creando un effetto di suggestione, e di persuasione molto nocivo per la salute dei cittadini.
Un business che offre a buon mercato risposte su sintomi proiettati sull’alimentazione e per cui si cerca una soluzione “fai da te”. Da qui la diffusione ad ampio spettro di test diagnostici su intolleranze ed allergie senza nessuna validità scinetifica, a rischio di occultamento delle vere e concrete patologie. Al centro della questione c’è ancora quindi la tutela della salute pubblica attraverso una cultura delle buone pratiche.

La prof.ssa Paola Pittia ha rilevato come in realtà le moderne tecnologie alimentari possano fornire oggi soluzioni mirate (di processo o di formulazione) per
rendere un prodotto sicuro per particolari categorie di consumatori. La trasformazione, e quindi l’adattabilità dei nuovi prodotti, va nella direzione del riconoscimento delle diversità culturali e delle limitazioni alimentari per patologia. Tuttavia,
in generale, gli effetti dei processi di trasformazione sulle varie categorie
di componenti «indesiderati (es. allergeni) sono ancora poco chiari. Sono
necessari ulteriori studi da sviluppare in collaborazione tra ricercatori nelle
Scienze e Tecnologie alimentari, nelle biotecnologie e nelle Scienze mediche.

Su questo aspetto della sicurezza alimentare c’è stata la relazione del Vice Comandante Comando dei Carabinieri (NAS) Giovanni Di Blasio che ha spiegato le molte azioni di tutela e di controllo che vengono condotte per garantire affidabilità e certificazione dei prodotti. Le frodi alimentari, distinte per tipologia dalla sofisticazione alla contraffazione e adulterazione, oggi sono in aumento per il fascino economico di un settore che rappresenta quasi il 14% del PIL; ma ad aumentare è anche la percezione di rischio della società in cui si stima che circa il 45% della popolazione tema di più una frode alimentare, una carenza dal punto di vista sanitario o per errara etichettatura, che un contagio per epidemia. Dati che fanno riflettere su come sta cambiando la cultura alimentare degli italiani, nonostante le ulteriori ‘contraffazioni mediatiche’. Controlli capillari quelli dei NAS che hanno condotto negli ultimi tre anni a quasi tre miliardi in valore di sequestri a fronte di azioni ispettive con circa 205 mila interventi.

La seconda sessione del Convegno è stata invece dedicata alla codicistica con una disamina del concetto di appropriatezza all’interno dei diversi Codici di Deontologia medica. La relazione di Francesco Alberti, Presidente dell’OMCeO di Imperia ha analizzato il termine appropriatezza sul piano storico-linguistico, semantico, economico per arrivare alla sua applicazione in ambito sanitario e codicistico, dai primi testi fino all’ultima versione del 2014: in tutti i Codici, escluso quello del 1903 ed in parte in quello del 1995, è
interessante il richiamo al termine appropriatezza,
anche se talvolta celato o espresso in modo indiretto, ed inteso nel significato più ampio del termine. A partire dal Codice del 1954/58 e fino a quello più recente, il termine appropriatezza è stato collegato non solo ad un
discorso meramente economico ma anche e, soprattutto, legato alle conoscenze,
all’aggiornamento. Non
si può infatti scindere l’appropriatezza in sanità dalla formazione e comunque da una conoscenza
dei rischi e soprattutto dei potenziali benefici di una determinata
prescrizione.

Andrea Gardini -Direttore Sanitario dell’Azienda
ospedaliero-sanitaria di Ferrara a partire dalla presentazione della campagna #buongiorno io sono a cura di Slow Medicine, e dal parallelo movimento inglese “Choosing Wisely”, ha ripercorso le tappe di un cambiamento radicale del sapere medico e delle procedure di acquisizione delle conoscenze verso un approccio sistemico e integrato. Sono molti oggi i bisogni di cambiamento in atto nella professione, almeno cinque secondo Gardini quelli più diretti: riformare la leadership e mutarla in management diffuso, riformare lo stile di care delle istituzioni sanitarie, riformare l’organizzazione come “engaging” cioè impegno di professionisti uniti per il bene della comunità, sostituire la competizione con la cooperazione, riformare le pratiche con l’attenzione per i bisogni reali delle comunità. L’OMS stima che nei sistemi sanitari gli
sprechi corrispondono a circa il 20-40% della spesa sanitaria (WHO 2010). La strada è quindi nella formulazione di nuovi paradigmi per la medicina che tengano conto della diffusione di risorse che sono limitate, dell’accessibilità e della giustizia di distribuzione, cioè di una vera appropriatezza.

Il Convegno si è concluso con la presentazione di Marco Caminati (SIAAIC) che la illustrato il documento condiviso con le Società scientifiche, la sua struttura, le finalità e l’impianto generale dell’iter di consultazione. Un primo atto per opporsi a false credenze e ad errati approcci diagnostici che rischiano di occultare le vere cause dei problemi di salute. Il documento vuole infatti essere una guida per la tutela dell’informazione scientifica che è uno strumento fondamentale di tutela pubblica. C’è un rischio esposto in questo momento storico che è quello del “fai da te”, della ricerca spasmodica di risposte di successo, cioè quelle che offrono un’attribuibilità del sintomo a tutti i costi; ma questi approcci sono fallaci e scientificamente inattendibili. E’ necessario quindi, insieme, rifondare una conoscenza condivisa e una cultura delle buone pratiche.

L’evento di oggi è stato un vero tavolo di lavoro condiviso tra professionisti e competenze, una sinergia di conoscenze – ha concluso Guido Marinoni. Questo è un messaggio che la FNOMCeO manda alle Istituzioni e ai cittadini nello
spirito di una collaborazione che riconosce i ruoli e le competenze – ha ribadito il Vicepresidente FNOMCeO Maurizio Scassola.

Partiamo da qui ha concluso il Presidente Chersevani: dalla costruzione di una vera “buona pratica” che deve andare avanti, per diffondersi e per diventare “condivisa”. Siamo già al lavoro.

 

 

Autore: Redazione FNOMCeO

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