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Istituzione, comunicazione e modernità. Intervista a Cosimo Nume, coordinatore area comunicazione FNOMCeO

La parola “modernità” sembra oggi nascondere insidie e ambiguità, soprattutto quando viene usata per declinare un ambito così sfuggente come la comunicazione. 
Dott. Nume – come coordinatore della comunicazione di una istituzione importante come FNOMCeO- cosa significa secondo lei oggi per un istituzione essere moderna dal punto di vista comunicativo?

Insidie e ambiguità sono connotati intrinseci di ogni modernità, e in molti contesti storici sono state enfatizzate in funzione della conservazione di un potere che si nutriva di dogmi per consolidarsi e riprodursi, mentre oggi rischiano di rappresentare un ostacolo alla positività dei cambiamenti. Quello che è mutato, già con i media tradizionali e “frontali” e ancor di più con la dinamica circolare e interattiva di internet e dei social, risiede tanto nella smisurata vastità della platea di utenti quanto nella facilità di essere teoricamente tutti contemporaneamente fruitori e produttori di informazione, oltre che nella scontata velocità delle interazioni. Per un’istituzione è dunque di fondamentale importanza saper raccogliere la sfida della modernità con tutto il peso della propria autorevolezza ma anche con l’agilità, concettuale prima che operativa, di chi è capace di guardare al nuovo come ad una opportunità, con l’ottimismo della consapevolezza della qualità, indipendenza e pubblica utilità della proprie funzioni.

Il sistema dell’informazione si modifica continuamente e così anche i suoi canali. Questo vale anche per l’informazione sanitaria. Tuttavia conosciamo il “doppio legame” che si annida nel rapporto tra istituzione e informazione: da un lato il bisogno primario di coinvolgere il maggior numero possibile di persone nei messaggi di tipo istituzionale e scientifico e dall’altra il progressivo depotenziamento degli strumenti e dei format di comunicazione (e da qui per esempio il fallimento di molte campagne istituzionali). Cosa manca secondo lei nel linguaggio istituzionale e cosa può essere migliorato?

In tutti questi anni, con quanti a vario titolo hanno collaborato alla costruzione e alla crescita del portale, non abbiamo mai smesso di interrogarci su contenuti e forme della comunicazione, sulla coerenza di queste ultime con le esigenze, continuamente mutevoli, del web. Nell’epoca delle narrazioni, forse quello che manca, e su cui riflettere, è la capacità dell’istituzione di raccontare “amichevolmente” se stessa, le proprie potenzialità, le proprie prerogative di pubblica tutela, anche i propri limiti. Credo che sia il campo più fecondo su cui lavorare per raccogliere i frutti migliori del nostro impegno.

Il sito FNOMCeO – che negli anni ha attraversato molte trasformazioni ed evoluzioni – può essere considerato un case study?

Ritengo che la Fnomceo possa legittimamente vantare un primato nell’ambito della comunicazione istituzionale, dal momento che il nostro portale muoveva i primi passi già nel 2003, quando la rete era ancora una frontiera sconosciuta ed ostica per la maggior parte degli enti pubblici. Come ricorda Walter Gatti nel suo libro “Sanità e Web” (Springer, 2012), dall’idea originaria di Lamberto Pressato di un gigantesco data-base professionale on-line si passò gradualmente ad un’impostazione che privilegiava, accanto alla doverosa pubblicizzazione degli Albi, i contenuti formativi ECM e informativi dedicati alla professione medica e odontoiatrica. Particolare impulso fu impresso in tal senso dall’allora presidente Amedeo Bianco, con la collaborazione del compianto amico Luigi Conte e mia. Per la sua storia, per le dimensioni della platea professionale a cui si rivolge, per la complessità degli argomenti trattati, credo che a buon ragione si debba guardare a www.fnomceo.it come ad un esempio di comunicazione istituzionale solidamente strutturata e pienamente fruibile anche da un’utenza “laica“.

#prospettivedicomunicazione. Potremmo forse usare questo hashtag per riassumere l’impegno che in questi anni FNOMCeO ha speso per analizzare e migliorare il suo sistema comunicazione molto articolato e sfaccettato? A questo proposito che rapporto c’è oggi tra istituzioni sanitarie e social network? Da medico e da esperto di comunicazione secondo lei i social possono essere canali efficaci di conoscenza e di “cambiamento di paradigma” quando al centro del messaggio c’è la salute dei cittadini?

Qui entriamo inevitabilmente nella palude delle cosiddette “bufale“, che quando incidono sulla salute rischiano di trasformarsi in vere e proprie azioni criminose, colpevolmente sostenute o meno da sordidi interessi economici, o soltanto dalla scellerata supponenza dell’ignorante. Su questo stiamo lavorando con il prezioso apporto di esperti comunicatori e di un board scientifico di altissimo spessore, e presto apriremo nel nostro portale una nuova “stanza”, con finestre spalancate sulla vasta piazza dei social, dedicata a confutare con dati di fatto rigorosamente documentati notizie false in tema di medicina e salute, nell’interesse della cittadinanza e in nome della buona scienza. Il nome del nuovo sito’ “dottoremaeveroche”, è già di suo un manifesto e una scommessa: rinforzare anche sui piani virtuali del web quel rapporto di fiducia, quel rapporto empatico che fortunatamente ancora esiste e resiste nella pratica quotidiana della professione, nella relazione fra il cittadino e il “suo” medico. Per ribadire, in questi tempi incerti, che le risposte alle proprie domande, nei momenti di fragilità e di timore per la propria salute,  non si trovano su un motore di ricerca, ma nell’attenta valutazione di chi, per attitudine deontologica e solidità del sapere, è l’unico capace di fornirle e personalizzarle: il medico.

Autore: Redazione

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