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“La garza ladra”: malasanità e non solo in Sicilia

140 pagine di sofferenze, di odissee per gli ospedali, di effetti collaterali a un’imperizia medica in sala operatoria. Un dramma personale e familiare tutto racchiuso nel libro “La garza ladra” di Salvo Di Pasqua (Edizioni Greco, 16 euro).

Un dramma che dura dal 12 gennaio 1984 a oggi. Tutto per colpa di una garza dimenticata nell’addome della mamma di Salvo. Una garza che ha fatto star male la donna per anni, pur essendosi sottoposta a controlli che davano sempre esito negativo, ma anche altri esiti, escluso quello giusto, vale a dire l’individuazione della garza dimenticata, che, a mano a mano, si era gonfiata di sangue ed era diventata un’enorme palla.
Soltanto durante un ricovero tra il 30 agosto e l’11 settembre 1996, dodici anni dopo, la garza fu individuata dagli stessi medici che l’avevano dimenticata nel corpo di quella donna-bambina. Nel calvario tra ospedali, tra Assoro e Catania, il piccolo Salvo accompagnato dal padre, fino al ritorno a casa della paziente, dopo l’intervento che le ha lasciato in ricordo 27 punti di sutura, che continuarono a dare problemi fino al 1998, senza che si imboccasse la strada di una soluzione definitiva. E la sofferenza di Salvo, della mamma, del padre accompagna il lettore fino all’ultima pagina del libro. Una sofferenza fatta non solo di ospedali e visite mediche, ma anche di appuntamenti con un avvocato, poi cambiato, di inutili attese della CTU, di ritardi di vario tipo, di viaggi tra Assoro, Catania e Palermo. Un’intera famiglia coinvolta nella sofferenza provocata da una garza dimenticata, la ‘garza ladra’, appunto, ladra di vita, di giorni perduti, ladra di serenità, ladra di condizioni anche minime di salute, che potevano esserci e non ci sono state e che tutt’ora non ci sono.

Un viaggio, insomma, nella cosiddetta malasanità siciliana e non solo, anche nella mala-amministrazione, nella mala-giustizia, maledettamente lenta e pertanto ingiusta. Si conferma che, specialmente nella giustizia civile, la lentezza va a discapito delle persone oneste e a vantaggio dei disonesti, per i quali la dilatazione dei tempi gioca sempre a favore.
Aleggia nel libro una implicita domanda: che fare perché una storia come quella della mamma di Salvo non si possa più ripetere. Un auspicio e una richiesta alla politica e alle Istituzioni perché mettano seriamente mano alla Sanità che non funziona in Sicilia, nel Mezzogiorno, in Italia. E, in effetti, nel libro di Salvo la politica è assente, nel senso che non si trovano risposte alle domande di salute e di giustizia che pure nel libro, seppure in forma letteraria, vengono formulate pagina dopo pagina. Un libro che si legge facile, dalla prima all’ultima pagina, con lo sviluppo delle storie intrecciate di una mamma e di un figlio a cui la vita ha chiesto di crescere troppo in fretta.
Salvo dimostra di non voler mollare, di voler continuare nel suo impegno civile per una società più decente di questa e ha coinvolto diverse persone per la presentazione del libro a Palermo il 9 novembre dall’Amico Charly. Da qui al 9 novembre, arriverà qualche risposta dalla politica? L’attendono in molti, anche Salvo che oggi ha 25 anni vissuti molto velocemente e con crescenti responsabilità.

Autore: Redazione FNOMCeO

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