Morbillo e vaccini: Cosimo Nume a Radio Roma Capitale

“Quando eravamo piccoli, per andare da Taranto a Roma c’era un treno lentissimo, con la famosa “terza classe”. Il fatto che si arrivasse lo stesso a destinazione non sarebbe un buon motivo per scegliere quel treno oggi che abbiamo i Frecciarossa. Lo stesso per i vaccini: ora che abbiamo a disposizione armi efficaci contro malattie potenzialmente gravissime come il morbillo non si capisce perché non dovremmo approfittarne”.

È questo il senso della risposta che ha dato ieri Cosimo Nume, incalzato da Paolo Cento di Radio Roma Capitale che si faceva portavoce di una delle tante domande degli ascoltatori: come mai i bambini delle passate generazioni venissero spinti dalle madri a contagiarsi l’un l’altro con quelle che allora erano definite “malattie infantili”, quando oggi si tende, invece, a proteggerli con la vaccinazione.

E sono state proprio le vaccinazioni l’argomento al centro della trasmissione, che potete riascoltare in podcast per gentile concessione dell’emittente romana. Costituiscono infatti la notizia della settimana, per lo meno in tema di salute, i dati diffusi da Epicentro, il Portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo i quali nei primi tre mesi del 2017 si sarebbero verificati, con buona approssimazione, tanti casi di morbillo (1010)  quanti quelli, 1020, registrati in tutto il 2016. E il boom si è avuto soprattutto in alcune Regioni, tra cui il Lazio, che secondo i dati del Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive (Seresmi), avrebbe visto sino al 19 marzo il triplo dei malati rispetto all’intero anno passato.

"Oltrettutto – ha continuato Nume – non è che prendere il morbillo sia, allora come oggi, esente da effetti collaterali”.

E ha spiegato come le complicanze da malattia abbiano un’incidenza e anche una gravità molto maggiori rispetto a quella degli effetti collaterali di un vaccino.  Ha poi parlato delle tante bufale in circolazione, prima tra tutte quella pluirismentita ma sempre rediviva del legame tra vaccini e autismo, esortando a non fidarsi del “Dr Google”.

“Un ponte lo farei costruire da un ingegnere; un figlio o un nipote devo farlo curare dal medico, non dal web”.

Infine, un’esortazione a ravvivare il “rapporto duale tra il cittadino e il ‘suo’ medico, inteso quasi come rapporto di proprietà.” .

“Mio padre era medico condotto – ha concluso Nume -. Non ho ereditato la sua professione ma la sua prossimità, il suo essere prossimo agli altri, che è il vero valore della nostra attività”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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