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Parla Vasco Errani: “Ecco perché la manovra va cambiata”

Non ha tregua in questi giorni Vasco Errani. Il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni non lascia nulla di intentato per far valere le ragioni più volte espresse anche dalle Province e dai Comuni. Ragioni riassumibili in una battuta: la manovra va cambiata. Così com’è avrebbe ripercussioni troppo forti sulle stesse possibilità di Regioni ed Enti locali di continuare a svolgere il proprio ruolo, che è quello di governare i territori e di fornire ai cittadini possibilità di vita sempre migliori.

Rischia, in altre parole, di saltare la stessa tenuta dello stato sociale. Nei tanti momenti ‘critici’ del rapporto tra Governo e Regioni, Errani ha sempre detto: “Noi vogliamo fare la nostra parte, ma dobbiamo essere ascoltati, la manovra va cambiata, pur rimanendo inalterata la sua entità”.

Momenti ‘critici’ condivisi dai Presidenti, indipendentemente dalla parte politica che li ha espressi. L’esempio di Roberto Formigoni è indicativo. Errani è stato capace di tenere tutti uniti, di creare compattezza attorno a una linea di responsabilità e di fermezza, culminata la scorsa settimana con una presa di posizione fortissima nei confronti del Governo: “Siamo pronti a restituire le deleghe in alcune materie se non ci saranno segnali che la manovra sarà cambiata”.

E qualcosa di analogo l’aveva detta a Roma sabato 19 giugno al Palalottomatica, in un appassionato intervento in cui aveva spiegato in maniera semplice perché la manovra non andava bene a Regioni ed Enti locali. Errani parlava a braccio, il Palalottomatica rimbombava per gli applausi. Convocazioni straordinarie, in questi giorni, della Conferenza delle Regioni, incontri con i gruppi parlamentari, fino a incontrare il Presidente del Senato Renato Schifani. Ha battuto tutte le strade, Errani, per provocare “un sussulto” capace di riavviare un dialogo anche con il Premier e di trovare un punto di incontro sui contenuti della manovra.

L’incontro con Schifani è andato bene. Racconta Errani: “Abbiamo espresso al presidente Schifani una fortissima preoccupazione e allarme. Schifani ha accolto le preoccupazioni che abbiamo espresso e credo che si farà interprete della nostra posizione. Noi vogliamo l’intesa e non facciamo la guerra a nessuno, ed è bene che ciascuno faccia la sua parte perché abbiamo senso di responsabilità e senso delle Istituzioni, di tutte le Istituzioni”. Il senso positivo dell’incontro di venerdì scorso è confermato anche dalla seconda carica dello Stato: “Garantirò un ampio dibattito perché ci siano gli spazi e i tempi per l’approfondimento in commissione e in aula". Schifani precisa: “Le Regioni hanno manifestato le loro preoccupazioni confermando la disponibilità a partecipare alla riduzione della spesa pubblica, ma in modo proporzionale a quella statale. Trasmetterò alla presidenza del Consiglio queste preoccupazioni, perché non rientra nel mio ruolo entrare in valutazioni politiche di merito”. La palla, dunque, ripassa a Palazzo Chigi.
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opo le elezioni regionali del 28-29 marzo, vinte dal centrodestra, Vasco Errani è stato comunque confermato Presidente della Conferenza all’unanimità. Ci saranno delle ragioni, anzi, tante ragioni, espresse da tutti i Presidenti il 27 maggio, quando Errani è succeduto a se stesso alla guida della Conferenza. Gli sono stati riconosciuti i meriti dell’equilibrio e della determinazione. Ma un riconoscimento è andato anche alla sua storia politica e personale: nato a Massa Lombarda, in provincia di Ravenna nel 1955, Vasco Errani è stato eletto nel Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna nel 1995. Dal ’97 al ’99 è assessore al Turismo. Nel ’99 diventa Presidente della Regione, poi confermato con la prima elezione diretta del 2000, successivamente confermato nel 2005 e alle ultime elezioni del 28-29 marzo 2010. Come si suole dire, un uomo delle Istituzioni. Facciamo il punto con lui proprio su questo particolare momento politico e istituzionale.

Tremonti, nel presentare la manovra del Governo, ha ribadito più volte: ‘La Sanità non è toccata’. Nei giorni scorsi, la Conferenza delle Regioni ha invece dimostrato che non è così. La Sanità, pertanto, viene toccata dalla manovra. In che cosa e attraverso quali meccanismi?
“La Sanità è più che toccata, è di fatto “tagliata”, tradendo anche il Patto per la Salute perché incidendo sul fabbisogno finanziario del Sistema Sanitario si rompe in modo unilaterale quello stesso accordo.
Va poi sottolineato che sul piano sostanziale i risparmi ottenuti con interventi sui farmaci generici, peraltro proposti dalle Regioni, non sono investiti per finanziare l’acquisto di farmaci in settori dove l’innovazione causa i costi maggiori, penso alle cure oncologiche. Questi risparmi invece vengono sottratti al Fondo Sanitario traducendosi in un taglio di 300 milioni nel 2010 e di 600 milioni nel 2011 e nel 2012”.

Ragionamento analogo lo si può fare sulla questione del blocco di stipendi e turn over, blocco prima previsto nella manovra, poi ridimensionato da esponenti del Governo. Come stanno realmente le cose?
“Intanto è necessario che si faccia chiarezza sulle disposizioni che riguardano il blocco del turn over per capire se si applicano anche per il Servizio Sanitario perché ciò sarebbe davvero molto grave. Pensare di non assicurare un adeguato ricambio al personale medico che va in pensione significa mettere in possibile stato di rischio una serie di strutture sanitarie e reparti ospedalieri, minando alle basi la professionalità e la dedizione al lavoro di molti operatori sanitari. Preoccupante è anche il taglio del 50% sulle spese di formazione che potrebbe rivelarsi come un macigno sulla diffusione delle pratiche appropriate ed efficienti nel Servizio Sanitario Nazionale”.

La posizione critica dei Presidenti di Regione, espressa all’unanimità, riguarda anche i servizi sociali. Qual è la ricaduta della manovra su Regioni ed Enti locali, che, è facile prevedere, si troveranno in forti difficoltà?
“Questo è un altro aspetto che pregiudica l’assetto del welfare nel nostro Paese. Sembra che il Governo abbia fatto marcia indietro sull’innalzamento del limite di invalidità per godere dei benefici di legge. E’ una prima notizia positiva anche perché diversamente sarebbero rimaste escluse diverse e gravi patologie. Ma su questo fronte, purtroppo, c’è dell’altro. I tagli ai trasferimenti delle Regioni comporterebbero il prosciugamento del fondo per la non autosufficienza e sarebbero a rischio anche le risorse per l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro così come il fondo per le politiche per la famiglia. Va poi considerato che incidere pesantemente sulle politiche sociali comporta inevitabilmente un aumento delle spese sanitarie giacché diverse situazioni non troverebbero altro punto di riferimento per la gestione di alcune patologie al di là del Servizio Sanitario Nazionale”.

Avete rappresentato con forza, numeri alla mano, la posizione della Conferenza dei Presidenti sulla manovra. Le vostre valutazioni sui conti della spesa pubblica divergono, e di molto, dai conti del Governo. Ci sono e, se ci sono, quali sono le possibilità di trovare con il Governo dei punti di intesa per correggere la manovra?
“Non contestiamo i saldi e il complesso della Manovra, riteniamo però necessario riequilibrare i pesi della stessa che oggi gravano in gran parte proprio sulle Regioni, anche in considerazione del fatto che queste ultime hanno contribuito a ridurre la crescita del debito pubblico mentre le amministrazioni centrali lo hanno fortemente incrementato. Se c’è davvero la volontà di costruire una Manovra più equilibrata, l’accordo Governo-Regioni-Enti Locali, si può trovare. Diversamente si darebbe un colpo mortale a servizi fondamentali per i cittadini e si chiuderebbe definitivamente ogni possibilità di rendere davvero praticabile il Federalismo Fiscale”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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