Report: invecchiamento della popolazione e donazione del sangue

Report n. 48/2010

INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E DONAZIONE SANGUE

I dati demografici e strutturali della popolazione italiana delineano in modo estremamente chiaro il quadro di un Paese che invecchia: il calo vistoso che ha caratterizzato gli indicatori relativi alla fertilità e alla natalità in Italia tra la fine degli anni ‘70 ed i primi ‘90 ha infatti consegnato agli italiani degli anni 2000 un Paese stabilmente a crescita zero. Benché il tasso di fecondità abbia fatto osservare negli ultimi anni una timida crescita, trainata per altro in gran parte dalla fecondità degli immigrati, il saldo naturale rimane negativo. Questa dinamica, unitamente all’aumento della durata della vita e dunque degli indici di invecchiamento, rappresenta l’aspetto più sostanziale dello scenario demografico italiano.

L’invecchiamento della popolazione rappresenta evidentemente un elemento che impatta in modo vistoso sui bisogni sanitari della popolazione, ed un fattore intorno al quale il sistema di offerta deve necessariamente rimodularsi, privilegiando le prestazioni assistenziali domiciliari, e riformulando quanto più possibile il ruolo dell’ospedale come luogo della cura dell’acuzie, territorializzando, domiciliarizzando e potenziando nel contempo l’offerta di servizi per la lungodegenza.

Ma oltre alle conseguenze in termini di fabbisogno socio-assistenziale, gli andamenti demografici rappresentano un fattore destinato a pesare in modo importante sul sistema trasfusionale, sia per quello che riguarda il fabbisogno di sangue, sia per il reperimento dei donatori. I dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità, che gestisce il Registro nazionale e regionale del sangue e del plasma, mostrano come l’Italia configuri un quadro caratterizzato da luci ed ombre.

Osservando più nel dettaglio i dati ISS si nota anzitutto la tendenza generale ad un continuo, seppure molto graduale, aumento delle donazioni e dunque delle unità di sangue raccolte. Al 2006, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, i donatori italiani erano infatti 1.539.454, pari a 26,2 ogni 1.000 abitanti, che hanno permesso di raccogliere complessivamente 2.404.267 unità di sangue intero (40,9 unità per 1.000 abitanti). Nel 2005 i donatori sono stati 1.502.858, pari 25,7 ogni 1.000 abitanti, per una raccolta complessiva di 2.346.656 unità di sangue intero (40,1 unità per 1.000 abitanti).

I dati evidenziano per altro quanto la donazione di sangue rappresenti un’azione che gli italiani residenti nelle diverse zone del Paese compiono in quote molto diverse: i donatori per 1.000 abitanti sono infatti 31,8 al Nord Est, 27,1 al Nord Ovest, 26,5 al Centro, 25,2 al Sud e 20,7 nelle Isole.

Ne consegue che al Nord Est le unità di sangue intero raccolte raggiungono il numero di 53,8 ogni 1.000 residenti, al Nord Ovest sono 47,3, al Centro il dato si ferma a 37,6, nelle Isole a 35,5 (e si tratta dell’unica ripartizione che ha fatto registrare un decremento del dato rispetto al 2005, quando era pari a 35,6), mentre al Sud la quota rimane a 28,3. Se si considera che il fabbisogno di sangue si stima in 40 unità per 1.000 abitanti, il dato evidenzia come l’equilibrio italiano sia fragile, e poggi in gran parte sui donatori delle regioni settentrionali.

Ma la fragilità più sostanziale è proprio quella legata alle dinamiche demografiche: la fascia d’età dalla quale proviene la grande maggioranza dei donatori, infatti, è rappresentata dalle persone in età compresa tra i 30 ed i 55 anni, e le proiezioni dei dati demografici evidenziano come si tratti di una componente del corpo sociale destinata a ridursi in modo significativo nei prossimi decenni. Secondo le elaborazioni condotte dal Censis sui dati Istat, infatti, i 30-55enni, che nel 2009 sono 23.343.655, pari al 46,8% della popolazione, saranno nel 2020 quasi un milione in meno, 22.514.962, il 43,8% del totale, e nel 2030 si ridurranno a 19.765.468, pari al 37,7%. Nello stesso arco di tempo le fasce più anziane della popolazione si amplieranno in modo notevole, e gli over55, oggi il 37,4% della popolazione, saranno il 41,9% nel 2020 e il 48,0% nel 2030, andamento che impatterà evidentemente sul fabbisogno di sangue.

I dati dell’ISS, mostrano in modo chiaro che i donatori periodici rappresentano il cuore del sistema di donazione (e nelle zone del Paese in cui sono più numerosi è più alto l’indice di donazione, dunque il numero di unità di sangue raccolto), mentre laddove sono più significative le quote di nuovi donatori (persone che donano per la prima volta, spesso per una emergenza familiare, o che comunque non entrano stabilmente nel novero dei donatori) le unità raccolte rimangono su livelli nettamente inferiori.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma 12/05/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.