Report: l’obesità va considerata una disabilità

Report n. 55/2010   

OBESITA’: “ VA CONSIDERATA DISABILITA’ ’’

L’obesità rappresenta una vera emergenza sanitaria tanto che, con un neologismo, è stata chiamata globesità. Negli USA si presenta con un’incidenza pari a circa il 25-30% della popolazione generale. Per obesità patologica si intende una condizione caratterizzata da un Indice di Massa Corporea (IMC) maggiore di 40 oppure maggiore di 35 in presenza di altre patologie. In Europa l’incidenza dell’obesità varia da nazione a nazione con una media di circa il 12-15%. In Italia dati recenti indicano un trend in aumento dell’incidenza di obesità severa nella popolazione adulta alla pari dei dati medi europei. I costi sociali delle co-morbilità secondarie all’obesità patologica ha spinto il governo nazionale ad istituire una "task force", inserendo l’obesità patologica come il terzo obiettivo del Piano Sanitario Nazionale.

La terapia conservativa è fallimentare in circa il 95% dei pazienti obesi con IMC maggiore di 35. In tale ambito la chirurgia rappresenta ancora oggi l’unico approccio efficace a lungo termine per il controllo del peso corporeo e della sindrome metabolica secondaria all’obesità (ipertensione, diabete, spleep apnea, ecc.). Gli obesi patologici (per esempio: cm 160 x Kg 120; cm 175 x Kg 200) oggi in Italia sono almeno 1 milione, 1 milione e mezzo: è un fatto.

L’obesità patologica riconosce tre cause fondamentali:

  1. selezione genetica (10mila anni fa sopravviveva all’inverno più facilmente l’individuo grasso;
  2. negli ultimi 50-60 anni la aumentata varietà e disponibilità del cibo (per es. frigorifero, merendine, ecc.) ha causato una maggiore assunzione di calorie;
  3. negli ultimi 50-60 anni il cambiamento di abitudini di vita (automobile, televisione, computer) ha causato un minor consumo di calorie.

Allo stato attuale questi tre fattori sono molto scarsamente modificabili:

  • i suddetti tre fattori hanno, tra l’altro, causato un fenomeno assolutamente nuovo, l’obesità infantile (4% dei bambini in Italia);
  • obeso patologico significa più diabete, più ipertensione, più malattie cardiovascolari, più malattie osteo-articolari, più tumori;
  • obeso patologico significa una perdita della spettanza di vita di 1/4, cioè si muore circa 20 anni prima del dovuto;
  • l’obeso patologico è guarito da diete, psicoterapia, farmacoterapia, ecc. solo nel 2-4% dei casi;
  • gli obesi sottoposti a chirurgia sono solo i cosiddetti obesi patologici (IMC > 35-40);
  • la chirurgia, se condotta razionalmente, ridà 20 anni di vita e di qualità di vita, con un rischio accettabile, nel 70-95% dei casi.

Il senatore Mauro Cutrufo, vicesindaco di Roma, ha proposto  un disegno di legge che riconosca l’obesità grave come oggettiva condizione di handicap, che affligge l’11% degli italiani. Una legge che riconosca l’obesità come disabilità non esiste ancora a livello europeo e permetterebbe di affrontare tutti i problemi nei quali incorrono i gravi obesi. In ospedale i lettini reggono in media fino a 150 kg, e spesso i trasporti pubblici sono assolutamente inadeguati a far viaggiare le persone che soffrono di obesità. Si tratta quindi di una condizione disabilitante, che non permette di svolgere le quotidiane attività in maniera “normale”, e che quindi va tutelata come tutte le altre disabilità.

L’obesità è un’emergenza sociale e «va considerata a tutti gli effetti una forma di disabilità, tanto che alle persone obese devono essere garantiti accesso alle cure e accesso ai servizi sociali»: è l’appello lanciato dal congresso della Società Italiana dell’Obesità (Sio) tenutosi recentemente a Roma. «È opportuno che la società di occupi del problema», ha detto il Presidente del congresso, Giovanni Spera, dell’università di Roma La Sapienza. Per il Presidente della Sio, Saverio Cinti, dell’Università Politecnica delle Marche, «le novità scientifiche sono tante, anche se saranno necessari ancora molti anni prima di trasformarle in cure».

Fra i temi principali trattati la possibilità di trasformare le cellule del tessuto adiposo bianco, programmate per accumulare calorie, in quelle del tessuto adiposo bruno, che le calorie le bruciano. Proprio il gruppo di Cinti ha scoperto recentemente uno dei «bottoni molecolari» capaci di attivare questo passaggio, descritto nei giorni scorsi sull’American Journal of Physiology.

Quella dell’obesità è ormai un’epidemia, che va affrontata sotto tutti gli aspetti, da quello clinico agli stili di vita. «La corretta informazione lascia ancora a desiderare – ha ricordato il ministro della Salute Ferruccio Fazio, che ha ricordato le numerose iniziative del Ministero in questo campo – bisogna avere più attenzione alla qualità dei cibi ma anche all’esercizio fisico. Già da quest’anno, ad esempio, sono a disposizione dei fondi per regioni che promuovono l’attività fisica degli anziani». Del problema dell’obesità si sta occupando anche il Parlamento: «È una vera emergenza nel mondo – ha affermato Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità del Senato – il Parlamento ha in atto una iniziativa legislativa per riconoscere i grandi obesi e garantire loro i diritti alle cure». Del problema dell’accesso alle cure ha parlato anche Angela Ferracci, in rappresentanza dei malati: «Le persone obese sono discriminate – ha affermato – anche dal punto di vista del diritto alle cure». 

Autore: Redazione FNOMCeO

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