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Salerno/2: Ordini, una comunità al servizio dei cittadini e dei medici come professionisti “ricchi di passione”

Mondo politico e mondo ordinistico a confronto sull’iter che dovrebbe ridisegnare la mappa dell’Ordine dei medici: sabato 29 ottobre a Salerno Amedeo Bianco e Giuseppe Renzo si sono trovati al tavolo con Livia Turco, Lionello Cosentino, Lucio Barani e Luigi D’Ambrosio Lettieri – coordinati da Roberto Turno del Sole24Ore – per provare a dipanare il bandolo della matassa ostica del decreto per il riassetto degli Ordini delle professioni sanitarie. Un decreto, il 2935, che approvato alla Camera ora tornerà al Senato nella speranza (non nascosta dagli onorevoli) di una veloce ed intonsa approvazione, nella speranza che nel frattempo il governo guidato da Silvio Berlusconi rimanga al suo posto..

Approfondimenti tecnici: gli Ordini sono superflui?

Il simposio salernitano di sabato mattina (che seguiva l’intensa giornata già raccontata in altri articoli del Portale FNOM) si è diviso in due parti, la prima decisamente tecnica, la seconda – come detto – di dibattito politico. Tra gli interventi tecnici, orientati a cercare di dirimere le critiche sulla funzione degli Ordini dei medici (sono ostacolo all’ingresso nella professione? sono insufficienti e carenti nei loro aspetti sanzionatori? sono “retrogradi” nella loro concezione di comunicazione pubblicitaria?”), l’onere dell’avvio è toccato a Giovanni Leonardi, direttore generale risorse umane al Ministero della Salute, che ha rimarcato – dati alla mano (“tra i medici il 95% dei laureati poi è normalmente abilitato, un tasso di abilitazione già altissimo, che giunge al 98% con gli odontoiatri) – “che la barriera d’accesso non sembra proprio esistere” e sottolineando, in riferimento ai provvedimenti per il rinnovamento degli Ordini e a quello per la creazione di nuovi ordini d’ambito sanitario, che “abbiamo bisogno che i due provvedimenti vadano avanti insieme, perché ora che abbiamo creato una serie di figure professionali, abbiamo la necessità di renderle omogenee e coerenti al resto del sistema sanitario”.

Coerenza che passa anche dalla necessità di costruire un sistema giurisprudenziale, normativo e disciplinare. Inoltrandosi nel territorio della limpidezza disciplinare, l’intervento di Maria Teresa Camera, dirigente del ministero presso la Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, ha sviluppato uno sguardo cronologico ai riferimenti di legge che stabiliscono l’obbligatorietà per i sanitari dell’iscrizione in un sistema ordinistico, per arrivare a definire il team dei soggetti coinvolti nell’atto giudicante in caso di comportamento non conforme. Procedendo in un dedalo giuridico composto di fasi del procedimento, sanzioni disciplinari ed effetti delle sentenze di condanna, la Camera è riuscita a costruire un quadro intelligibile del rapporto tra ordini e giustizia ordinaria, efficace soprattutto nella precisazione sugli effetti della sentenza irrevocabile di assoluzione, con la precisazione che solo l’assoluzione piena evita ogni procedimento disciplinare, mentre in altri in altri casi (ad esempio la prescrizione…) l’Ordine deve valutare la condotta e procedere a una valutazione autonoma degli atti. Di portata non indifferente l’annuncio da parte della dirigente del ministero che è ormai è pubblico sulla pagina Cceps (link) il massimario delle decisioni di natura sanzionatoria dagli anni ’50 ad oggi, una pubblicazione di grande trasparenza che è stata resa possibile dalla collaborazione tra Ministero e FNOMCeO.

Uno di quei terreni sui quali i possibili richiami ad un atteggiamento deontologicamente ineccepibile è di assoluta rilevanza è quello dei messaggi pubblicitari, su cui si è concentrato l’intervento di Roberto Longhin, avvocato del foro di Torino. Anche con Longhin è stato di grande efficacia l’excursus storico (dalla 244 del ’63 al decreto Bersani del 2006, passando per la Poggiolini-Volponi del 1992), incrociato con i momenti salienti delle direttive europee. Nella sottolineatura che le disposizioni italiane non sono più restrittive di quelle di altri Paesi europei, ma che semmai sanno entrare in problematiche che altri non affrontano (salvo poi non sapere offrire autentiche risposte concrete), Longhin ha terminato con la considerazione che “il disequilibrio tra mercato e pubblicità provoca danni alla società. Il rischio che corriamo oggi è che il mercato globale sovrasterà la professione medica e ne pagheremo tutti le conseguenze. Serve quindi che il legislatore si faccia nuovamente carico del tema che non pare allo stato attuale correttamente posto e ordinato dalle nostre leggi”. La parte di analisi tecnica delle funzioni e delle attività degli Ordini dei medici si è concluso con l’intervento di Maria Linetti, direttore dell’Ufficio educazione continua al Ministero della Salute, che ha esordito ricordando che alla domanda “perché in Italia ci sono gli Ordini?”, la risposta da darsi è “perché il nostro Paese vuole e deve offrire delle garanzie ai cittadini e ai medici”. Custode della memoria storica dell’intero sistema ECM, la Linetti ha percorso le tappe anche faticose del cammino svolto, “da quel ‘99 in cui abbiamo obbligato tutti a… diventare bravi” all’oggi nel quale il sistema Ecm “ha individuato negli Ordini i paladini della certificazione, i detentori di obiettivi strategici e di offerta formativa e i certificatori dell’offerta formativa”. E, nel caso un professionista non riesca nell’aggiornamento, l’Ordine è quell’Istituto che deve dire: se non ce la fai, perché non ce la fai? Dimostrando così che è proprio del sistema ordinistico il farsi carico della garanzia e della cultura del sistema salute”.

L’approfondimento politico: il momento della costruzione e della vera politica

Nella seconda parte del simposio, la navigazione del dibattito politico è stata preso in mano da Roberto Turno, che ha cercato di tenere a dritta la barra di un insieme di interventi ricchi e differenziati. A partire da quello di Livia Turco, che ha rotto il ghiaccio ricordando una semplice verità: “parlare di Ordini oggi è impopolare”. Impopolarità condivisa dagli altri presenti, da Ambrosio Lettieri in particolare, ma che la Turco ha fatto seguire da un ragionamento politico: “mi sono fatta questa convinzione: io difendo l’Ordine dei medici, perché è parte integrante dell’esercizio della funzione medica. In pratica ho capito che gli ordini – che sono strumento a servizio dei cittadini attraverso la certezza che la professione medica sia esercitata nel massimo della sua competenza e autonomia – sono una peculiarità della funzione medica: questa professione si costruisce nei sistemi formativi e curriculari, ma il suo esercizio ha bisogno di una rielaborazione continua sul campo. In pratica questa professione ha bisogno di avere una comunità di riferimento. Una comunità che vogliamo chiamare oggi più che mai Ordine dei medici”. Per questo, ha sottolineato l’ex ministro, come Partito democratico non abbiamo votato contro, ma ci siamo astenuti alla Camera dal voto sulla delega, come gesto di responsabilità. Un testo, quello della 2935, in gran parte frutto del lavoro di Margherita Miotto (Pd) e il cui cammino bipartisan è stato applaudito da Lucio Barani della Commissione affari sociali della Camera (ex-sindaco di Aulla: all’inizio del suo intervento i tragici fatti della costiera ligure sono stati ricordati, anche grazie a immagini che il presidente Ravera ha voluto proiettare per ricordare ai presenti): “alla Camera si è creata una sinergia sulla 2935 che difficilmente si riscontra in questi tempi; mi auguro anzi che al Senato si crei la medesima sensibilità: un’empatia oltre l’appartenenza politica a favore della collettività e dei nostri cittadini”. Certo ci sono molte difficoltà, ha commentato Barani: lobbies che cercano di tutto per bloccare l’iter, arrembaggi politici che hanno scopo di mettere in difficoltà la maggioranza, piuttosto che di stoppare il percorso legislativo, tensioni con le regioni.

D’Ambrosio Lettieri ha condiviso la preoccupazione espressa da Giovanni Leonardi, e cioè che i due provvedimenti proseguano di pari passo per avere un sistema organico di rappresentanza professionale, ma ha anche ricordato che questo potrebbe non accontentare le differenti visioni politiche, perché “il problema centrale è che quando la politica segue la popolarità finisce per ripiegarsi in una direzione errata. Se si accontenta la pancia del paese difficilmente si fa una politica che dura nel tempo, mentre i danni provocati hanno conseguenze durature…”. Facendo parte della stessa commissione Igiene e Sanità, Lionello Cosentino, ha condiviso con Ambrosio Lettieri la considerazione che forse alcune modifiche all’attuale testo della 2935 si imporranno (soprattutto per evitare il problema della doppia giurisdizione nei trattamenti disciplinari), ma ha comunque espresso la convinzione che “gli Ordini sono necessari e indispensabili perché non sono il sindacato dei medici, ma un soggetto a tutela dei cittadini e per questo la legge lo pone al centro dell’attenzione. Per questi motivi sono certo che, vista la buona atmosfera che circonda la delega, si procederà rapidamente”.

Parola agli Ordini: Renzo e Bianco

Sin qui la politica. La parola ordinistica è stata quindi presa da Giuseppe Renzo che – rispondendo alla sollecitazione sul fallimento che gli odontoiatri hanno registrato alla Camera, dove non è “passata” la linea che li riguardava direttamente – ha ricordato “che l’obiettivo permane, in quanto è sempre urgente la rappresentatività politica, amministrativa e gestionale della situazione ordinistica odontoiatrica. Troppo spesso ci troviamo in difficoltà ad essere insieme, dentisti e medici, senza distinzioni e differenziazioni. Non perseguiamo la separazione drastica contro l’Ordine dei medici, ma abbiamo oggi come ieri la necessità e voglia di rappresentare la professione stessa nei termini giusti senza intaccare il diritto alla salute dei cittadini”. “Gli Ordini hanno la necessità di essere riformati”, ha esordito Amedeo Bianco, presidente della FNOM che ha preso la parola al termine della lunga sessione, “ed è una specifica richiesta dei medici e dello stesso sistema degli ordini. Non possiamo quindi che accogliere con soddisfazione lo sforzo di tutti, del ministro, della maggioranza e dell’opposizione, di compiere un cammino nel pieno senso della politica”. Volgendo lo sguardo ai mesi recenti, all’enorme lavorìo che ha coinvolto la Federazione, il ministero, il legislatore e vari rappresentanti politici, Bianco ha ricordato i momenti difficili dell’iter (“quando a luglio il senato – dopo che ha approvato all’unanimità in commissione Igiene e sanità il testo – lo mette via, abbiamo percepito che era un segnale decisamente non bello), che ci sono settori della società che la politica “fatica ad inquadrare” tra cui la professione medica e che quindi finisce vittima di un “certo malpancismo trasversale” che punta più ad accontentare piazza e lobby varie (“dovremmo ricordare ai parlamentari che dopo aver approvato 17 nuove professioni sanitarie non possono pensare che queste rimangano allo sbando solo perché oggi la parola d’ordine è diventata ‘no ai nuovi ordini’).

Nel suo intervento Bianco ha toccato i vari gangli sviluppati dagli altri relatori (il ruolo delle assicurazioni, il rapporto con i giudici e con le fantomatiche “linee guida”, la mancanza di garanzia professionale nel rapporto dei primari con i direttori generali…), ma soprattutto ha ricordato che il sistema salute è complesso perché “la buona sanità ha bisogno di buona politica, di bravi manager, liberi e coerenti, di cultura gestionale, di buoni professionisti, di equilibrio tra i modelli. E gli Ordini sono un elemento fondamentale di questo equilibrio tra sicurezza delle cure, deontologia irreprensibile e formazione accurata”. Conclusione precisa e di profilo antropologico: “Il ruolo moderno degli Ordini è da scrivere insieme, ed ha come compito quello di sostenere il singolo medico nello svolgimento della sua professione non come un corpo senz’anima, ma come un professionista ancora ricco di passione”. 

Autore: Redazione FNOMCeO

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