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Rimini/2: Maurizio Grossi sull’evoluzione dei profili delle professioni sanitarie

Medici e Professioni sanitarie: sempre più vicino il Convegno che
a Rimini, venerdì 14, definirà responsabilità e
competenze di ciascun attore del percorso di cura.

Ma come nascono e come si definiscono i diversi profili? E come agire ai
vari livelli – formativo, legislativo, deontologico – per ottimizzare
questo percorso? Sarà questo il tema della Seconda Sessione, “I
determinanti delle autonomie e delle responsabilità”
, moderata dal
presidente di Rimini, Maurizio Grossi. A lui l’Ufficio
Stampa
ha voluto porre alcune domande.

Presidente, il numero e i profili delle professioni sanitarie sono
in continua crescita: nell’economia del sistema, questo rappresenta, a
suo avviso, un elemento di criticità o di opportunità?
In sanità si affacciano sempre nuove figure professionali.
Oggi, a fianco del medico, sono legittimate ad operare 22 professioni
sanitarie, oltre a quelle che da tempo hanno un consolidato ruolo nelle
attività e organizzazioni sanitarie: biologi, chimici, fisici,
psicologi. È, quindi, inevitabile un sempre maggior confronto e
relazione tra la professione medica e le altre professioni sanitarie.
Questo confronto non deve essere visto e vissuto come una criticità ma
come una opportunità.
In siffatto contesto, è importante, tuttavia, definire e delimitare i
ruoli professionali dei vari operatori, stabilendo, ove possibile, le
relative funzioni al fine di evitare sovrapposizioni e conflitti
inter–ruolo.

E, per tale definizione, il primo step è senz’altro quello della
formazione. Come esplicitare, già a questo livello, le diverse
professionalità?
È vero: proprio per governare e regolamentare la
diversificazione dei ruoli in sanità, autonomie e responsabilità vanno
definite già a partire dai programmi formativi.
A tal fine, l’Università, in quanto sede istituzionale per la formazione
dei professionisti sanitari, dovrebbe confrontarsi con gli Ordini
professionali, perché ogni specificità tecnica emergente non diventi
automaticamente uno specifico corso di laurea universitario.

Come regolamentare, invece, la materia dal punto di vista
normativo?
A livello legislativo, non si dovrebbe rinunciare al governo
vero delle innovazioni. Le nuove figure professionali in sanità, in
alcuni casi, intercettano le competenze dei Medici e degli Odontoiatri,
andando ad erodere i loro tradizionali ambiti di esercizio professionale
.

E, infine, cosa prescrive, su queste materie, la Deontologia?
Per quanto riguarda le disposizioni deontologiche, queste, e
parlo per la professione medica, andrebbero aggiornate. Oggi il lavoro
in sanità è un lavoro in equipe, fatto di interazioni fra le diverse
figure professionali, ognuna con le proprie competenze e responsabilità:
nell’attuale Codice di Deontologia medica, invece, poco si parla di
lavoro in equipe e dei rapporti con gli altri operatori. Fermo rimane il
principio che qualunque processo di innovazione in ambito sanitario non
deve sottrarre compiti e ruoli al medico, figura centrale a garanzia e
tutela della salute del cittadino.

Autore: Redazione FNOMCeO

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