“Come utilizzare la comunicazione per la nostra professione? Come ottimizzare risorse e informazioni? Come qualificare il nostro parlare per aiutare la sviluppo di tutto il Paese? Partiamo da una scelta semplice e immediatamente disponibile: mettiamoci in rete!” Queste le parole con cui Amedeo Bianco, presidente FNOMCeO, ha aperto il workshop dei comunicatori d’ambito ordinistico e medico-scientifico che ha anticipato a Roma la seconda Conferenza nazionale della professione medica. Per riflettere su “La Comunicazione della Professione Medica: le esperienze, le relazioni e le innovazioni possibili per un progetto di sistema efficiente ed efficace” si sono riuniti a Roma oltre un centinaio di esperti di comunicazione e addetti stampa degli OMCeO e delle associazioni mediche.
E’ stato un momento di autentico lavoro, intenso e partecipe, perché se è vero – come ha sottolineato nel suo messaggio Bruno Tucci, Presidente Ordine Giornalisti del Lazio – che “La comunicazione in un campo così delicato è fondamentale ed è essenziale che chi è addetto a questo lavoro sia sempre al passo con i tempi per essere il più preciso possibile quando si rivolge all’opinione pubblica”, e anche indubitabile, come ha esplicitato Lucia Visca, della FNSI, che “se qualcuno diffonde una informazione non verificata e senza fonti autorevoli, non gli succede nulla, non viene nemmeno sanzionato: la cattiva informazione genera danni immensi”. Insomma: da un lato la comunicazione e l’informazione sono ovunque, dall’altro (soprattutto in ambito medico) si registrano inappropriatezze e carenze che producono output dannosi e pericolosi. Mario Bernardini, decano dei giornalisti medico-scientifici e Presidente dell’Associazione stampa medica, ha confermato le preoccupazioni e anche la necessità di essere protagonisti “nelle tre vie della comunicazione: medico-paziente, medico-medico e medico-opinione”, ricordando che nessuna di queste deve essere dimenticata o privilegiata in un approccio utile e completo sia verso gli operatori sanitari, che verso i cittadini.
Ma di fronte a queste preoccupazioni, il primo passo effettuato a Roma è stato quello di tentare di comprendere “lo stato dell’arte”. Relazione centrale dei lavori è stata quindi quella di Cosimo Nume, coordinatore dell’area comunicazione FNOM, che ha presentato i primi dati di una ricerca in corso tra gli Ordini dei medici per verificare lo “stato della comunicazione” in ambito dei singoli sistemi ordinistici. E qui i dati emersi sono molto indicativi, con il 99% degli Ordini che ha un proprio sito web, mentre la spesa complessiva in comunicazione da parte degli Ordini provinciali supera 1,4milioni di Euro, con una spesa per iscritto di circa 5,70€. Numeri importanti, che però sono seguiti dalla considerazione che – purtroppo – parlando di siti web, si scopre che l’aggiornamento dei siti è fatto nel 55% dei casi dalle Segreterie ordinistiche, encomiabili per sforzo e impegno, ma forse non adattissime a rispondere alla domanda “cosa comunico, a chi, come e quando”.
Ma un Ordine come deve comunicare e con quali strategie? Queste sono le domande che si è posto Antonio Chiacchio, medico e comunicatore dell’Ordine di Napoli. “E’ fondamentale una duplice considerazione”, ha sottolineato Cacchio, “da un lato dobbiamo essere chiari sugli obiettivi politici e istituzionali che ci prefiggiamo, dall’altro dobbiamo fare lo sforzo di stendere un piano di comunicazione annuale a cui rifarci puntualmente, per non dovere rincorrere l’emergenza quotidiana, spessa dettata dai casi di malasanità”. Seguendo il quadro delineato da Nume e proseguito da Chiacchio, è stato interessante registrare l’esperienza dell’Ordine dei medici di Torino, presentata da Rosa Revellino, giornalista che coordina la “rete di comunicazione istituzionale” realizzata nel capoluogo piemontese e che vede una virtuosa circolazione di documentazione e di comunicati tra i vari soggetti della sanità torinese (OMCeO, Università, Asl…).Vista la necessità di comunicare in modo corretto e puntuale, grande interesse ha suscitato poi la presentazione del progetto formativo FNOMCeO, presentato dalla responsabile dell’Ufficio stampa della Federazione Simona Dainotto: si tratta di un percorso formativo destinato sia agli addetti stampa che agli addetti delle segreterie ordinistiche, che – in diversi modelli didattici divisi in moduli – permette l’acquisizione degli strumenti per una corretta comunicazione e informazione e che può permettere ad alcuni partecipanti di frequentare uno stage all’interno dell’ufficio stampa FNOM.
Il workshop sulla comunicazione ha anche visto Alessandro Varchetta, noto documentarista, presentare il lungometraggio realizzato (con la supervisione di Maurizio Benato) per celebrare i cento anni dalla nascita degli Ordini, mentre Andrea Calamusa e Laura Carducci, responsabili dell’Osservatorio della Comunicazione Sanitaria dell’Università degli Studi di Pisa e già presenti al convegno di Reggio Calabria, hanno presentato l’esperienza del loro centro che da anni forma comunicatori in ambito health. A conclusione del workshop e prima del dibattito finale, a cui ha partecipato anche Fiorenzo Corti, responsabile della comunicazione della FIMMG (“negli ultimi anni una corretta informazione è diventata per il nostro sindacato un elemento prioritario delle nostre preoccupazioni”), e Daniele Frezza dell’OMCeO di Treviso (che ha ricordato l’importanza di uno stretto e positivo rapporto con i giornalisti delle testate locali, che “spesso sono gli autori del clima positivo o negativo che si crea nei confronti della professione medica, ben più delle firme importanti delle testate nazionali”), sono stati anche presentati gli strumenti della comunicazione istituzionale della FNOMCEO, il periodico La professione (illustrato da Eva Antoniotti), elegantissimo nella sua ultima veste, che si è arricchito recentemente dei pregevoli volumi dedicati al Centenario, e il portale www.fnomceo.it, che nella strategia complessiva è lo strumento di più facile e immediata utilizzazione non solo da parte degli utenti-medici, ma anche dagli utenti-cittadini che risultano essere i più costanti utilizzatori della Ricerca anagrafica.
A workshop terminato rimane la certezza che c’è da rimboccarsi le maniche, in stretta relazione con il coordinamento comunicazione FNOM, rappresentato da Cosimo Nume. Comunicare è un lavoro, non un vezzo o un sovrappiù. Realizzare una rete che riesca a comunicare la salute in modo corretto è un obiettivo ambizioso, ma anche non evitabile. Come ha detto il Presidente Bianco: è uno strumento di aiuto a tutto il Paese. Qualcuno vuol sottrarsi a questo compito?
Autore: Redazione FNOMCeO